venerdì 18 gennaio 2008

IL DAIMON...DI PLATONE :)

“Le anime, che provengono da vite precedenti e soggiornano in una sorta di aldilà, hanno ciascuna un destino da compiere, una parte assegnata (moira), che corrisponde in un certo senso al carattere di quell’anima.“Quando tutte le anime si erano scelte la vita, secondo che era loro toccato, si presentavano davanti a Lachesi [lachos, “parte, porzione di destino”]. A ciascuna ella dava come compagno il genio [daimon] che quella si era assunto, perché le facesse da guardiano durante la vita e adempisse il destino da lei scelto”. Il daimon conduce l’anima dalla seconda delle personificazioni del destino, Cloto [klotho, “filare, volgere il fuso”]. Sotto la sua mano e il volgere del suo fuso, il destino [moira] prescelto è ratificato”. (Gli viene impresso il suo particolare effetto?). “…quindi il genio [daimon] conduceva l’anima alla filatura di Atropo [atropos, “che non si può volgere all’indietro, irreversibile”], per rendere irreversibile la trama del suo destino.“Di lì, senza voltarsi, l’anima passava ai piedi del trono di Necessità” (Ananke), o, come traducono alcuni, “del grembo” di Necessità. […] Prima di fare il loro ingresso nella vita umana, però, le anime attraversano la pianura del Lete (oblio, dimenticanza), sicché al loro arrivo sulla terra tutto ciò che è accaduto – la scelta delle vite e la discesa dal grembo di Necessità – viene cancellato. È in questa condizione di tabula rasa che noi veniamo al mondo.
p.s. Ciò che leggerete non è farina del mio sacco ma ho fedelmente ritrascritto pensieri già enunciati ma che erano sparsi qua e là...li ho raggruppati :Dobbiamo avere una concezione totale del Daimon per poterlo capire :)..la mia gatta si chiama così hahahha
La potenza di quello che una persona ha dentro di se si manifesta con incostanza e turbamenti, come se fosse custodito in un guscio troppo piccolo dal quale stia cercando di uscire.

Esiste anche l’atto di volontà, la forza delle scelte, il rispondere alla propria natura e l’ubbidire o meno al quel senso di insoddisfazione che ci tiene lontano dalla nostra perfezione.Siamo qui per qualcosa. E’ questo che lo spirito sente. Non lo spiega perché lo spirito non ha un intelletto fisico ma riesce comunque a seguire la sua logica molto meglio di quanto non lo faccia la mente. E lo fa con una determinazione che non ha uguali trasmettendo un senso di insoddisfazione a tutto l’essere se si trova lontano dal suo scopo.
"Prima della nascita, l'anima di ciascuno di noi sceglie un'immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino".J. Hillman, Il codice dell'anima.

Lo riconosce lo stesso Hillman, nel ricordare come Platone nel celebre mito di Er rinvii, tramite suggestive immagini, a concetti quali vocazione, disegno dell'immagine, allineamento della nostra vita sul daimon, cioè quel qualcosa che esiste in ciascuno di noi, che ci rende unici e irripetibili, e che contrassegna i nostri vissuti e i nostri agiti in modo irriducibile.
Insomma, ognuno di noi ha una sua personalità, una sua vocazione, una sua immagine che lo contraddistingue in modo radicale e che, di conseguenza, va ricercata e alimentata senza posa, per rendere davvero autentica la nostra esistenza.Per dirla con Platone: noi siamo ciò che abbiamo scelto di essere.
In questo senso siamo chiamati a decifrare il codice della nostra anima, affinché possiamo cogliere con nitore il senso compiuto della nostra presenza nel mondo.
Ma ecco, in sintesi, il celebre mito platonico di Er, descritto nel X libro della Repubblica, a suggello della libera scelta con cui ognuno di noi sceglie il proprio destino:Er, morto in battaglia e risuscitato dopo dodici giorni, racconta agli uomini il destino che li attende dopo la morte, sottolineando come non sarà il dèmone a scegliere le anime, ma le anime a scegliere il dèmone, per cui la responsabilità etica non è del dio, bensì degli stessi uomini che hanno liberamente scelto tra i vari paradigmi o modelli di vita loro proposti nell'aldilà.
Ecco perché il nostro modello di vita è da sempre inscritto nella nostra anima: scegliere la virtù, coltivare la parte migliore di noi stessi o attuare ogni giorno, con coerenza e coraggio, la nostra vocazione dipende, quindi, solo da noi.
Ascoltiamo direttamente Platone: "Non sarà il dèmone a scegliere voi, ma voi il dèmone [...]. La virtù non ha padroni; quanto più ciascuno di voi la onora, tanto più ne avrà; quanto meno la onora, tanto meno ne avrà. La responsabilità, pertanto, è di chi sceglie. Il Dio non ne ha colpa".Questo daimon, che possiamo chiamare anche "genio", componente ineludibile del nostro io, a volte può essere perso di vista, non coltivato, accantonato, ma prima o poi tornerà per possederci totalmente, per definire la nostra immagine, per far emergere quello che chiamiamo il "me".C'è un punto su cui lo stesso Hillman insiste con passione: se l'uomo si vede solamente come"un impercettibile palleggio tra forze ereditarie e forze sociali", si riduce a statistica, a "mero risultato", a "vittima" di un codice genetico.
In questo senso il Nostro "vuole smascherare la mentalità della vittima, da cui nessuno di noi può liberarsi, finché non riusciremo a vedere in trasparenza i paradigmi teorici che a quella mentalità danno origine e ad accantonarli".
Il Daimon per i greci era un essere divino inferiore agli dei ma superiore agli uomini (una sorta di spirito, un demone benevolo). Socrate si diceva tormentato da questa voce interiore che si faceva sentire non tanto per indicargli come pensare e agire, ma piuttosto per dissuaderlo dal compiere una certa azione. Socrate stesso dice di esser continuamente spinto da questa entità a discutere, confrontarsi, e ricercare la verità morale. Questa volontà di discutere e di confrontarsi nasce dalla consapevolezza di essere ignoranti.Socrate era un personaggio animato da una grande sete di verità e di sapere, che però sembravano continuamente sfuggirgli. Egli diceva di essersi convinto così di non sapere, e di essere completamente ignorante. L'ignoranza infatti è il movente fondamentale del desiderio di conoscere.....

sabato 12 gennaio 2008


DEDICATO A MANUELITA "IL TRAMITE"CHE FECE L'ARDUO VIAGGIO!L' Apostolo San Giacomo (Santiago)





Narra la leggenda che, correndo l'anno 814, il Vescovo di Iria Flavia, Teodomiro, venne avvisato da un eremita di un luccicare di stelle cadenti durante la notte al disopra di una collina; venne così scoperta la tomba contenente i resti dell'Apostolo San Giacomo. Secondo la tradizione, dopo essere stato decapitato da Erode Agrippa, verso l'anno 44 i resti del Santo Apostolo vennero collocati dai propri discepoli in una barca la quale - dopo molte peripezie - approdò sulle coste galleghe.
Appreso questo evento le popolazioni locali iniziarono un pellegrinaggio verso il luogo al punto che il re delle Asturie Alfonso II il Casto decise di costruirvi sopra una piccola basilica.
La notizia del ritrovamento percorse tutta Europa: i pellegrini accorrevano a migliaia da tutti i Paesi e continuarono ad accorrervi successivamente specialmente nei secoli XI eXII. Fino al secolo XVI i pellegrini giungevano ancora numerosi a Campostela dopodichè diminuì la fiumana umana che giornalmente si riservava nella città gallega. In epoche moderne e attualmente, grazie all'interessamento di molte associazioni operanti in Spagna e nel mondo intero, il Cammino di Santiago è ripreso con vigore tanto che migliaia di fedeli, turisti e semplici curiosi ripercorrono le strade del "Cammino di Santiago" per raggiungere la tomba del Santo Apostolo venerato in tutto il mondo cristiano. Ricordo, per coloro che ne fossero interessati, che esiste una Federazione spagnola degli Amici del Cammino di Santiago a cui sono collegate molte associazioni quale la Asociaciòn de Amigos de los Caminos de Santiago de Madrid oppure la Asociaciòn de Estella (in Navarra) le quali studiano e ripropongono i tracciati originali al fine di mantenere viva la tradizione e favorire l'ospitalità dei pellegrini.

Il Cammino di Santiago

Come già detto, la Galizia è meta di un particolare turismo religioso itinerante che viene compiuto a piedi, in bicicletta, a cavallo e comunque senza mezzi di locomozione a motore, camminando principalmente per strade di campagna con l'unica meta di giungere a Santiago de Compostela presso la tomba dell'Apostolo San Giacomo (Santiago). Gli itinerari del cammino (Camino) sono molteplici e di varie lunghezze, fino a molte centinaia di chilometri, passando per regioni e località differenti per aspetto climatico ed orografico.
A ricordo del pellegrinaggio compiuto viene rilasciato nella Cattedrale compostelana un diploma scritto in latino a tutti coloro che dimostrano di aver percorso 100 km a piedi oppure non meno di 200 km in bicicletta dopo aver manifestato al sacerdote che il pellegrinaggio è avvenuto per motivi religiosi; in caso contrario viene rilasciato un altro certificato che comunque accredita l'avvenuta percorrenza del Cammino.


La filosofia del cammino

L'andare per strade o semplici vie campestri rappresenta il ripercorrere l'identico cammino intrapreso in epoca medioevale da migliaia di pellegrini i quali, ora come allora, si sono misurati con l'inclemenza del clima, con la bellezza del paesaggio e con le sorprese che un uomo può incontrare nell'andare a piedi verso una meta lontana. Per questa ragione vanno subito fissate delle indicazioni precise: 1) Chi va al Cammino di Santiago non è un eroe e neppure una persona fisicamente dotata in modo particolare; 2) Il Cammino di Santiago non deve essere affrontato come un "c'ero anche io" (è praticato da migliaia di pellegrini all'anno...non sarete gli unici); 3) Va tenuto presente che ci sono da percorrere non meno di trenta km. al giorno e che quindi occorre una certa preparazione fisica.Fissato ciò va detto che chiunque può ripercorrere le strade del pellegrinaggio, anche i non credenti o coloro lo affrontano solamente per gesto sportivo; a Santiago de Compostela non è difficile vedere anche famigliole (padre, madre e figli) arrivare nel sagrato della Cattedrale con alle spalle 100 e più km. di cammino che possono aver lasciato una impronta spirituale o non, ma che certamente hanno riportato il pellegrino ad un contatto fisico con gli elementi della natura che nella vita di tutti i giorni non si ottiene.

Il Vangelo secondo Giuda"Fu Gesù a dirgli di tradire"Riletta la vicenda dell'uomo che vendette Cristo: qui diventa il discepolo più fedele









"QUI si narra il segreto della rivelazione che Gesù fece parlando con Giuda Iscariota...". Così inizia la prima pagina di un fragile manoscritto in papiro che rilegge in modo radicalmente diverso la vicenda del "traditore" più odiato della storia e lo trasforma nel più fedele discepolo di Cristo; un documento straordinario che oltre a fornire inedite informazioni su Giuda Iscariota lo riabilita presentandolo come colui che consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo: il Vangelo di Giuda.
Scritto su papiro e legato da un laccio di pelle il codice è stato redatto in copto - la lingua in uso allora in Egitto - intorno al 300 dopo Cristo; ritrovato negli anni Settanta (del '900) nel deserto presso El Minya, in Egitto finì nelle mani di mercanti di antichità, lasciò l'Egitto per giungere prima in Europa e poi negli Stati Uniti dove rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island, New York, per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000. Un testo destinato a fare discutere storici, religiosi e filosofi, un testo che fa giustizia anche dell'odioso e brutale antisemitismo che per secoli si è nutrito della vicenda-leggenda di "Giuda il Traditore". Già nel titolo ("Il racconto segreto della rivelazione fatta da Gesù a Giuda Iscariota nel corso di una settimana, tre giorni prima la celebrazione della Pasqua") riecheggiano temi cari alla tradizione gnostica e che ebbero una grande diffusione agli albori del cristianesimo; vicende che contraddicono la storia più tradizionale, quella che ci verrà tramandata dai Vangeli ufficiali (di Luca, Marco, Matteo e Giovanni) e che verrà codificata dai dogmi della Chiesa cattolica nei secoli successivi. Nel documento - in cui non si fa alcun cenno alla crocifissione nè alla resurrezione - fin dalla prima scena Gesù ride dei suoi discepoli che pregano il loro Dio, il "dio minore" del Vecchio Testamento che ha creato il mondo. Li esorta a guardarlo e a comprendere cosa egli sia davvero, ma questi non lo fanno e non capiscono. Il passaggio fondamentale arriva quando Gesù dice a Giuda: "... tu supererai tutti loro. Perché tu farai sì che venga sacrificato l'uomo entro cui io sono". Aiutando Gesù a liberarsi del suo corpo terreno, Giuda lo aiuterà a liberare la sua entità spirituale, la sua essenza divina.Uno status, quello di Giuda, che viene più volte descritto come speciale: "Allontanati dagli altri, a te rivelerò i misteri del Regno. Un Regno che raggiungerai, ma con molta sofferenza. Ti ho detto tutto. Apri gli occhi, guarda la nube e la luce che da essa emana e le stelle che la circondano. La stella che indica la via è la tua stella". E Giuda "aprì gli occhi, vide la nube luminosa e vi entrò". Giuda Iscariota non solo non è "il Traditore" ma è - stando al codice copto - il mezzo attraverso cui Gesù di Nazareth raggiunge il suo scopo, dunque il discepolo decisivo, il più importante. Nel testo si prevede l'ira degli altri discepoli contro il traditore (Giuda ha una visione, "vidi me stesso mentre i 12 discepoli mi prendevano a sassate e mi perseguitavano") ma anche il fatto che sarà comunque superiore a loro: "Sarai maledetto per generazioni, ma regnerai su di loro", gli dice Gesù. Al papiro manca la parte finale e il testo si interrompe all'improvviso: "Essi (coloro che erano venuti ad arrestarlo) avvicinarono Giuda e gli dissero, "Cosa fai qui? Sei un discepolo di Gesù?". Giuda diede loro la risposta che volevano, ricevette da loro del denaro e glielo consegnò". Le 66 pagine del manoscritto non contengono solo il Vangelo di Giuda ma anche un testo intitolato "Giacomo" (noto anche come la Prima Apocalisse di Giacomo), una lettera di Pietro a Filippo e un frammento di un quarto testo che gli studiosi hanno deciso di chiamare provvisoriamente Allogeni (Book of Allogenes).







CYRANO... : )


Venite gente vuota, facciamola finita : voi preti che vendete a tutti un'altra vita ; se c'è come voi dite un Dio nell'infinito , guardatevi nel cuore, l'avete già tradito e voi materialisti, col vostro chiodo fisso che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso, le verità cercate per terra, da maiali,tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali ;tornate a casa nani, levatevi davanti,per la mia rabbia enorme mi servono giganti. Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco.

domenica 6 gennaio 2008

PLOTINO:LO SVILUPPO MASSIMO DELL’UMANITA’ E’ QUELLO SUL PIANO DELLE IDEE.




PLOTINO

LA PROSPETTIVA DI PLOTINO E’ INVECE QUELLA SALVIFICA.
LA SUA FILOSOFIA NON CI COMUNICA COME SCOPO DETERMINANTE,
DELLE IDEE,MA,CI RISCATTA, SU TUTTO IL NOSTRO ESSERE,VUOLE RISCATTARE LA NOSTRA INTERA ESISTENZA.
LO SVILUPPO MASSIMO DELL’UMANITA’ E’ QUELLO SUL PIANO DELLE IDEE.

STATO DI ESTASI:E’ UNO STATO MISTICO DI CONOSCENZA,MA DI “SUPERCOSCIENZA”E’ UN’IMMEDESIMAZIONE DELLA REALTA’ DENTRO
LA REALTA’,

GNOSI: “CORPUS HERMETICUM” E GLI ORACOLI CALDARI.


“CORPUS HERMETICUM”:
NON SI SA ,CHI LO ABBIA SCRITTO,E’ UN INISIEME DI LIBRI, OGGI DIREMMO,MOLTO VICINO ALL’ATTUALE NEW AGE.
SONO PERO’ STATI ATTRIBUITI AD ERMETE TRILOGISTO,IN PRATICA VI E’ NARRATO, CHE ESISTE UNA DOTTRINA DI TIPO FILOSOFICA CHE ESPLICA, CHE
ESISTONO BEN DUE REALTA’,O MEGLIO DUE LIVELLI DELLA STESSA REALTA’.
QUELLA MATERIALE (CHE TUTTI BEN CONOSCIAMO),MA AL DISPETTO DI ESSA,C’E’ LA VERA VERITA’,ED E’ ACCESSIBILE SOLO ATTRAVERSO ALCUNE PRATICHE PARTICOLARI.

L’UMANITA’ SAREBBE STATA VERAMENTE PERFETTA A SUA DETTA UN TEMPO,POI ,PERO’,L’UOMO E’ DECADUTO E HA PERSO L’ILLUMINAZIONE ; SOLO ALCUNI NON PERSERO LA CONOSCENZA E LA RAGIONE.

ORACOLI CALDAICI:CALDEA,ORA SI TROVA NELL’ATTUALE SIRIA.
QUESTI SIMBOLI SONO MISTERIOSI E CI FANNO ENTRARE NELLA DIMENSIONE DEL VERO,VIENE TRASFORMATA LA REALTA’ IN SIMBOLI.

PLOTINO CI DICE CHE E’ VERO LA VERITA’ E’ IN MEZZO A NOI, PERO’ , DOBBIAMO ANDARE OLTRE LA RAGIONE E CADERE IN ESTASI.

ESSENDO UN ESPERIENZA UNICA ED IRRIPETIBILE ,COME UN’INTUIZIONE,NOI , NON DOBBIAMO E NON POSSIAMO SPIEGARLA O RACCONTARLA AGLI ALTRI ,MA, POSSIAMO INVECE ACCOMPAGNARLI AI PRIMI GRADINI DELLA STESSA CONOSCENZA.
NON TUTTI SIAMO FATTI PER SALIRLI E NON TUTTI ARRIVEREMO IN ALTO,MAGARI,NON RIUSCIREMO A SALIRNE NEANCHE MEZZO,GLI ELETTI SONO POCHI E SARANNO I PRESCELTI.
LA VERA CONOSCENZA NON E’ PER TUTTI MA SOLO PER POCHI.
PORFIRIO NELLE ENNEADI RACCOLSE I DETTAMI DI PLOTINO (6X9 LIBRI) DICE CHE:
LA REALTA E’ FATTA DA DIVERSE IPOSTASI=GRADINI NEI QUALI E’ TRIPARTITA LA VERITA’.
PER PLOTINO LA VERITA’ E’ COME UNA SCALA.
PER LUI VI E’ UNA REALTA’ GERARCHICA:LE COSE SI DIVIDONO IN più O MENO PERFETTE.
L’IPOSTASI E’ L’ENERGIA PURA E PERFETTA, COME UNA LUCE , MANO A MANO CHE CI SI ALLONTANA DAL GRADINO SI INDEBOLISCE E AFFIEVOLISCE.

STOICISMO,EPICUREISMO,SCETTICISMO







FILOSOFIA

NELL’ETA’ ELLENISTICA CI SONO TRE SCUOLE DI PENSIERO:
L’EPICUREISMO,LO STOICISMO E LO SCETTICISMO.

LO STICISMO E’ IL più IMPORTANTE DEI TRE.
INCOMINCIA CON ZENONE NEL 300 a.c. E TERMINA CON MARCO AURELIO.

STOA:IN GRECO SIGNIFICA PORTICO. I FILOSOFI TENEVANO LEZIONE NEI
PORTICI ALL’INTERNO DELL’AGORA’.

IN ITALIANO CHI E’ LO STOICO?
E’ UNA PERSONA CHE RIESCE A RESISTERE ALLE AVVERSITA’.

LA FILO-STOICA E’ LA PIU' DIFFUSA NEL MONDO ROMANO.
E’ FILO DEL BUON SUDDITO ,BUONA MORALE PER L’IMPERO.
IL MODO più EFFICIENTE PER FARE FUNZIONARE LO STATO,E’ LA PERSUASIONE DAL MONDO DISPENDIOSO,DALLE CATTIVE MANIERE DEL MONDO ROMANO.
IN PRATICA LO STOICISMO IN SINTESI DICE:”FAI IL TUO DOVERE”.
ESSO, SI DIVIDE IN :

LOGICA
FISICA
MORALE

ZENONE FA UN PARAGONE:
DICE CHE LA FILOSOFIA E’ ORGANIZZATA COME UN GIARDINO,DOVE
C’E’ UN MURO(LA LOGICA), DENTRO AD ESSO, VI SONO DEGLI ALBERI DA FRUTTO(FISICA), E POI CI SONO I FRUTTI (LA MORALE).

LA LOGICA E’ LA RIFLESSIONE SUI LIMITI DELLA CONOSCENZA(IL PERIMENTRO DEL PENSIERO FILOSOFICO)

LA FISICA E’ LA STRUTTURA PORTANTE, E’ IL FONDAMENTO SUL QUALE
NOI,FORMIAMO LA NOSTRA MORALE.

LA MORALE,IL FRUTTO,E’ LA FELICITA’,IL TUOBENESSERE.

L'idea centrale dello stoicismo è che tutte le cose sono governate dalla ragione. Diversamente dagli epicurei che sostenevano non esistesse un ordine prestabilito o precostituito e che l'uomo non fosse soggetto ad alcun destino o ad alcuna legge universale, lo stoicismo afferma che il mondo e gli uomini sono soggetti a una legge necessaria e inderogabile rappresentata dalla logica propria di tutte le cose.



La ragione che muove ogni cosa (il lògos) è il principio che governa il mondo, l'universo stesso e il frutto e lo specchio delle leggi razionali che lo regolano, tutte le cose seguono una logica, la saggezza del filosofo è dunque conformarsi al volere di questa ragione, evitando di contrapporsi inutilmente ad essa (è infatti impossibile ribellarsi a una legge necessaria quale la ragione, infatti anche la ribellione rientrerebbe entro la necessità della ragione stessa).



Tutti i fenomeni e le cose del mondo, le quali non sono altro che la manifestazione di questa ragione, hanno un proprio fine, anche quelle all'apparenza dannose o inutili, così Crisippo giustificava anche le catastrofi e i terremoti come purificazione ed espiazione dei mali del mondo.
Da questo atteggiamento nascerà l'attenzione dello stoicismo per la disciplina della logica. Molti dei concetti di logica classica che verranno utilizzati in epoche successive derivano dal lavoro di organizzazione della disciplina sviluppato proprio dalle scuole stoiche le quali, assieme al lavoro di Aristotele attorno all'analitica, verranno a formare il "corpo logico" proprio dell'antichità. Da ricordare per l'importanza la distinzione operata dagli stoici tra segno, significante e significato, una sorta di anticipazione delle teorie semiotiche moderne.

Il dominio sulle passioni
Se tutto è ragione la natura intrinseca dell'uomo è la razionalità.



L'uomo deve allora vivere secondo natura, nel senso che deve dare ascolto e adeguarsi alla ragione e astenersi dal suo opposto, la passione. La vita è scontro tra lògos e phatos, dove per phatos si intende l'errore della ragione indotto dagli istinti. Il vero ostacolo verso una piena armonia con la natura dell'universo è dunque la passione, vera malattia dell'anima che allontana l'uomo dalla razionalità.
Ecco allora che il saggio deve astenersi quanto più possibile dalle passioni, deve perseguire l'atarassia (dal greco a-taraxsis=assenza del turbamento, imperturbabilità, con riferimento al disturbo che le passioni operano sulla ragione) e dell'apatia (dal greco a-phatos=assenza delle passioni).
Il dominio delle passioni, atteggiamento comune alle dottrine elleniche, si giustifica nell'idea che le passioni siano causa di ogni ingiustizia morale (giustificata dalla legge universale che vuole dannosa ogni degenerazione della ragione): l'eccessivo abbandono alle passioni generano l'ira, la violenza gratuita e le ingiustizie. Nella misura in cui l'uomo si attiene al dominio della ragione egli capisce che ogni dolore viene poi causato da un inutile preoccupazione per ciò che è impossibile evitare (concetto sviluppato da Seneca).

3. I tre tipi di azioni etico-morali possibili
Seguendo il precetto della vita secondo natura, ovvero l'agire conforme all'ordine razionale di tutte le cose, si possono distinguere tre tipi di azioni etico-morali:- Le azioni doverose, da perseguire sempre e ad ogni costo, poiché in perfetta armonia con la ragione. Secondo gli stoici esse sono l'impegno civile (contrapposto al disimpegno epicureo), il rispetto degli obblighi familiari, dei patti e dell'amicizia;
- Le azioni ingiuste, da evitare in quanto frutto dell'abbandono alle passioni, uniche vere nemiche della vita, malattie dell'anima (l'ira, l'odio, la ferocia, ma anche la malinconia e il sentimento di frustrazione);
- Le azioni indifferenti, ovvero quelle dettate da comportamenti che mirano a ricercare la ricchezza, la bellezza, la gloria, ecc. Il saggio stoico non si cura delle possibilità oggettive della sua esistenza, i suoi precetti gli impongono l'indifferenza verso gli eventi elargiti dal fato.



LE DIVERSITA’ TRA STOICISMO ED EPICUREISMO:
STOICISMO: HA UN ENORME SUCCESSO PER LE IDEOLOGIE ROMANE.
EPICUREISMO:E’ IL TETRA-FARMACO,CONSIGLIA DI VIVVERE NASCOSTI.

LA VERA NATURA DELL’UOMO E’ IL LOGOS ,LA RAGIONE,SEGUENDOLA,
RISPETTI TE STESSO ,SEI PERTANTO, IN ARMONIA CON L’INTERO UNIVERS


QUINDI ,NESSUNO può IMPORVI DOVERI O VALORI ASSURDI perché ,SONO TUTTI RAGIONATI E NON DETTATI DAI SENTIMENTI E DALLA PASSIONE.

PER LO STOICO,IL MONDO E’ SOLO FATTO DI MATERIA E DI LOGOS,VIVE così
SEGUENDO LE REGOLE.
A DIFFERENZA DEGLI EPICUREI CHE PENSANO DI VIVERE ALLA BUONA,COME CAPITA perché TANTO ,LORO,SONO lì PER CASO ,INFATTI SONO ATEI.
L’APATIA E’ RAPPRESENTATA, DA CHI NON HA DESIDERI,CANCELLA QUINDI LE EMOZIONI.

LA LOGICA STOICA E’ LA FILOSOFIA CHE AGISCE A SUA VOLTA,SULLA FILOSOFIA DEL PENSIERO.

ESSI HANNO FATTO UN GRANDE PROGRESSO AD OCCUPARSI DELLE PREPOSIZIONI DELLA LOGICA, NEL CAMPO FILOSOFICO, E CI HANNO
LASCIATO….IL PANTEISMO!

IL PANTEISMO:
L’INTERA REALTA’ E IL DIVINO,NON HANNO ASSOLUTAMENTE UN ASPETTO.
ESSE NON HANNO, UNA LORO DIMENSIONE SEPARATA MA SONO NELLA RELTA’ STESSA.
DIO QUINDI E’ PER LORO LA REALTA’ STESSA.
LA MATERIA PER LORO E’ DIVISIBILE ALL’INFINITO,VI E’ LA COMPENETRABILITA’ DEI CORPI,cioè NON VI E’ DISTINZIONE TRA UN CORPO
E L’ALTRO,LA MATERIA SI FONDE.. SI MISCHIA .

LA FELICITA’ PER NOI E’ RAGGIUGERE UNO STATO DI PIENEZZA E SODDISFAZIONE…PER GLI EPICUREISTI, E’ SOLO IL CERCARE DI RIDURRE AI MINIMI TERMINI IL DOLORE O LE CAUSE CHE CI PORTANO A SOFFRIRE.

L’ATARASSIA:
E’ UN ESERCIZIO SPIRITUALE, DOVE ESSI TI INSEGNANO A NON FARTI MAI TURBARE DAGLI EVENTI.

L’APONIA:E’ IL RIFIUTO DELL’AZIONE ,IL NON AGIRE.

L’APATIA:NON TI FAI SCOMPORRE,MAI DA NESSUN EVENTO,SIA NEL BENE CHE NEL MALE DEVI SEGUIRE LA RAGIONE ED ESSERE IMPERTURBABILE.

AFASIA:MANCANZA DI PAROLE.
PER EPICURO LA VITA è DOLORE BISOGNA NON FARSI COINVOLGERE.

I più IMPORTANTI DEL MOVIMENTO FURONO:EPICUROE LUCREZIO IL SUICIDA.
DOTTRINA FILOSOFICA NON MOLTO FORTUNATA.

L’EPICUREISTA NON AMA NESSUNO E NON ODIA NESSUNO..E’ INDIFFERENTE COME GLI IGNAVI DI DANTE.
PER LO STOICO LA VERA FELICITA’ è SOTTRARSI SIA AI BENI CHE AI MALI. DELLA VITA.
E’ RIDURREIL DOLORE E IL PIACERE AL MINIMO.
STOICI ED EPICUREI CI HANNO LASCIATO DELLE QUESTIONI ETERNE,
A CUI SECONDO ME ANCORA OGGI NON SAPPIAMO RISPONDERE,DEFINITIVAMENTE E FORSE MAI SAREMMO IN GRADO DI POTERLO FARE..
LO SCETTICISMO E’ UN MODELLO ETERNO DI UN ATTEGGIAMENTO DELLO
SPIRITO.

PIRRONE DI ELIDE NE FU IL FIERO FONDATORE.
PER LUI LA VERA FILOSOFIA E’ VIVERE,ESISTERE MA LA VERITA’ PURTROPPO
A SUA DETTA ERA SFUGGENTE,INACCESSIBILE,IMPENETRABILE.
LO SCETTICO QUINDI E’ UN INDIVIDUO,CHE NON CREDE A NIENTE, O ALMENO ,
NON PRENDE MAI NULLA E NIENTE PER ASSOLUTAMENTE VERO.
PER LUI NON ESISTE UNA VERITA’ASSOLUTA.

SECONDO LUI ,LA VERITA’ NON E’ ALTRO CHE L’ADEGUAMENTO TRA LE NOSTRE IDEE E LA REALTA’.
LUI NON LASCIO’ MAI SCRITTI,SAPPIAMO DI EGLI , E DEL SUO MOVIMENTO poiché I SUOI ALLIEVI SI PREMURARONO DI LASCIARE ALL’UMANITA’
DEGLI APPUNTI.

CHI ERANO I GIMNOSOFISTI? ERANO I FACHIRI DI OGGI , MA DAL LATO SPIRITUALE,SAGGI CHE ESPRIMEVANO LA LORO INDIFFERENZA ,ATTRAVERSO
IL CORPO.

IL VELO DI MAIA:FA PARTE DEL FENOMENISMO E’ LA GNEOSEOLOGIA SCETTICA.

“NOI ,NON ABBIAMO ACCESSO AL VERO ACCESSO,ALLA VERA RADICE,CI FERMIAMO SOLO ALLE APPARENZE”.



martedì 1 gennaio 2008


Un guerriero non condivide la tenda con chi vuole fargli del male. E tanto meno lo si vede in compagnia di coloro che desiderano solo "consolare". Evita chi gli sta a fianco solo in caso di sconfitta. Questi falsi amici vogliono dimostrare che la debolezza compensa. Portano sempre cattive notizie. Tentano sempre di distruggere la fiducia del guerriero – facendosi scudo dell"solidarietà".
Quando lo vedono ferito, essi si abbandonano alle lacrime, ma – nel profondo del cuore – sono contenti perché il guerriero ha perduto una battaglia e non capiscono che questo fa parte del combattimento. I veri compagni di un guerriero stanno al suo fianco in ogni momento, nelle ore difficili e nelle ore facili.

IL GUERRIERO DELLA LUCE CREDE.
POICHE’ CREDE NEI MIRACOLI,I MIRACOLI COMINCIANO A D ACCADERE.
POICHE’ HA LA CERTEZZA CHE IL SUO PENSIERO PUO’ MODIFICARE LA VITA,LA SUA VITA COMINCIA A MUTARE..
POICHE’ E’ SICURO CHE TROVERA’ L’AMORE ,L’AMORE COMPARE.
DI TANTO IN TANTO, SI SENTE DELUSO. A VOLTE, SI ADDOLORA.
E ALLORA SENTE I COMMENTI:”COM’E’ INGENUO”
MA IL GUERRIERO SA CHE NE VALE IL PREZZO.
PER OGNI SCONFITTA, HA DUE CONQUISTEA SUO FAVORE.
TUTTI COLORO CHE CREDONO LO SANNO..

IL GUERRIERO HA IMPARATO CHE E’ MEGLIO SEGUIRE LA LUCE.
EGLI HA TRADITO,HA MENTITO ,HA DEVIATO DAL CAMMINO
,HA CORTEGGIATO LE TENEBRE. E TUTTO E’ PROSEGUITO PER IL VERSO GIUSTO , COME SE NIENTE FOSSE ACCADUTO.
MA POI,ALL’IMPROVVISO ARRIVAVA UN ABISSO .SI POSSONO FARE MILLE PASSI SICURI,MA UN SOLO PASSO PUO’ PORTARE ALLA FINE DI TUTTO.
ALLORA IL GUERRIERO SI TRATTIENE PRIMA DI DISTRUGGERSI.
NEL PRENDERE QUESTA DECISIONE , SENTE QUATTRO COMMENTI:
“HAI SEMPRE AGITO NELLA MANIERA SBAGLIATA. SEI TROPPO VE CCHIO PER CAMBIARE. TU NON SEI BUONO. TU NON LO MERITI”.
E ALLORA GUARDA IL CIELO. E UNA VOCE GLI DICE:
“MIO CARO, TUTTI HANNO FATTO COSE SBAGLIATE . TU SEI PERDONATO MA NON POSSO FORZARE QUESTO PERDONO. DECIDITI”
IL VERO GUERRIERO DELLA LUCE ACCETTA IL PERDONO.

IL LOTTATORE ESPERTO RESISTE AGLI INSULTI: CONOSCE LA FORZA DEL PROPRIO PUGNO, L’ABILITA’ DEI PROPRI COLPI. DAVANTI ALL’AVVERSARIO IMPREPARATO LO GUARDA FISSAMENTE NEGLI OCCHI, E RIESCE A VINCERE SENZA PORTARE LA LOTTA SUL PIANO FISICO.
A MANO A MANO CHE IL GUERRIERO APPRENDE DAL SUO MAESTRO SPIRITUALE,LA LUCE DELLA FEDE COMINCIA A BRILLARE ANCHE NEI SUOI OCCHI. EGLI,NON HA BISOGNO DI DIMOSTRARE NIENTE A NESSUNO.
NON LO SCALFISCONO LE ARGOMENTAZIONI AGGRESSIVE DELL’AVVERSARIO,IL QUALE AFFERMA CHE DIO E’ SUERSTIZIONE,CHE I MIRACOLI SONO TRUCCHI, CHE CREDERE NEGLI ANGELI SIGNIFICA FUGGIRE DALLA REALTA’. PROPRIO COME IL LOTTATORE IL GUERRIERO DELLA LUCE
CONOSCE LA SUA FORZA IMMENSA:NON LOTTA MAI CON CHI NON MERITA L’ONORE DEL COMBATTIMENTO.