lunedì 1 settembre 2008
La tragica comicità de La Mandragola
domenica 31 agosto 2008
....Terroni...meglio esserlo ...
Spesso si cerca di tollerare ma fino a quando le gocce non traboccheranno dal piccolo vaso che
a fatica cerca sempre di contenerle?
Bugie ,falsità,ipocrisie....
Anche il più buono e paziente cuore, prima o poi non permette l'accesso alle assurdità.
Forse chi è troppo infantile non si accorge ...
La vita è fatta di gente che va e che viene e che spesso si deve salutare a metà viaggio se non all'inizio.
Certi pensano in cuor loro perchè lo desiderano ardentemente, di essere "Speciali" ,"Migliori "perchè mangiare un gelato seduti è da terroni...perchè parlare in un certo modo non è buona creanza.
Che vergogna ...
Di quali titoli si avvalgono?
Chi pensano di essere ...ovvio che i pianeti sui quali credono di vivere sono essenzialmente differenti...lontani.
C'è chi vuole a tutti i costi vantarsi di capire tutte le lingue ...chi legge un libro al giorno..chi poi
però non è in grado di trattare bene i suoi simili e chi gli sta attorno....non mette in pratica ciò che assimila...disdegna
i parenti .
Un libro non fa una persona e purtroppo neanche l'esempio che può apprendere da chi lo attornia...se egli non vuole.
Ci sono persone semplici che hanno un cuore lindo ma forte e altre egoiste,superficiali e viziate che non
hanno ancora imparato a vivere e non sanno quale sia la durezza e la realtà...
I sogni sono belli se si realizzano ma per poterlo fare bisogna crederci essere costanti e avere punti fissi.
Non vivere scapestratamente perchè tanto è così...perdere e non avere cura delle cose proprie e altrui...
Spero tanto che la vita non sia troppo cattiva con loro quando cadranno nessuno di sicuro li aiuterà o cercherà di
comprendere....
Le briosche lasciamole a loro a ch i stupidamente disdegna le persone e le cose semplici che viva con la sua mera superiorità ...anche saper pulire un tavolo e fare un bucato nella vita serve...
lunedì 18 agosto 2008
Storiella Indiana
domenica 27 luglio 2008
La facciata e i tre portoni principali


La pianta
La pianta della cattedrale è quella tipica degli edifici gotici francesi dello stesso periodo. È la pianta che più o meno si ritrova a Soissons, Reims, Amiens. È disposta su tre navate che si interrompono col transetto per dar spazio a un doppio deambulatorio la cui vastità è pari a quella della prima parte della chiesa. Il deambulatorio più interno contiene il coro mentre quello verso l’esterno, diviso in due navate, presenta una serie di tre cappelle a raggiera. La chiesa è la più grande e monumentale realizzazione gotica in Francia: è lunga 200 metri all’esterno, 130 all’interno; la navata centrale raggiunge un’altezza di 37 metri, superiore a quella della navata di Notre Dame a Parigi; le guglie delle due torri, completamente asimmetriche, superano i 115 metri e si elevano sopra ogni altro edificio della città.
Caratteristiche della cattedrale
La cattedrale, nonostante la straordinaria altezza delle volte, non dà l’impressione di tendere al cielo ma anzi sembra pesante e imponente. Gli enormi contrafforti dell’aula sono soprattutto una dimostrazione di forza e sembra caduto in secondo piano la loro funzione di sostegno alle volte.
Le vetrate e la luce all’interno della cattedrale
Le splendide vetrate sono giunte fino a noi grazie alla fortunata idea di smontarle e riporle in luogo sicuro durante i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale. Evitarono così la disastrosa fine che toccò ad altri gioielli gotici, ad esempio alle vetrate della Cattedrale di Colonia.
La presenza di ampie vetrate nelle pareti delle cattedrali è un’innovazione del gotico che abbandona le imponenti e pesanti masse murarie tipiche del romanico. È possibile costruire le vetrate grazie al perfezionamento dei sistemi di sostegno che portano a scaricare il peso delle volte su pilastri e colonne sempre minori e più piccoli ma disposti secondo una maggiore consapevolezza. A Chartres queste tecniche hanno permesso di realizzare una superficie di due mila metri quadrati di vetrate che hanno due caratteristiche particolarissime. Innanzitutto risplendono con la stessa intensità a qualsiasi ora del giorno, sia nella penombra del crepuscolo sia nella piena luce del meriggio. Inoltre le vetrate, pur di una policromia sorprendente, proiettano il proprio colore con una luminosità diffusa dando un colore sul blu all’interno.
Il suono
Oltre agli splendidi effetti di luce riscontrabili all’interno della cattedrale, il pozzo druidico e la volta che lo sormonta( che ha la stessa altezza della sua profondità), trasformano l’edificio in una specie di strumento musicale che amplifica le onde vibratorie legate ai torrenti che si troverebbero all’interno della collina. Secondo alcuni studiosi sotto la cattedrale si aprono a ventaglio quattordici corsi d’acqua, probabilmente costruiti dall’uomo. Questi torrenti rappresenterebbero le sette colombe a due becchi che si trovano al fianco della Madonna Nera che, infatti, per esteso è chiamata Nostra Signora Sotto la Terra.
La scultura dell’Arca dell’Alleanza
Su una colonna del portico sud della cattedrale è rappresentata l’Arca dell’Alleanza, il sacro raccoglitori nel quale, secondo la tradizione, furono poste le tavole dei Dieci Comandamenti consegnate da Dio a Mosè sul Monte Sinai. L’Arca fu custodita nel tempio di Salomone dove fu lasciata anche dopo la distruzione del tempio operata dalle truppe romane di Traino. Proprio nelle vicinanze delle rovine del tempio si accamparono i Templari durante il breve periodo del dominio cristiano di Gerusalemme. Secondo alcuni storici la cattedrale fu costruita proprio per ospitare l’Arca e alcuni altri manoscritti che i Templari avrebbero dovuto trovare in Terra Santa, molti dei quali verranno poi scoperti in una grotta sulle rive del Mar Morto nel 1947 e 1956.
Il labirinto dell’iniziato
Un altro particolare simbolo esoterico che si ritrova all’interno della cattedrale è il labirinto dell’iniziato, un disegno circolare realizzato in lastre bianche e nere che occupa parte del pavimento della navata centrale. Percorrere il labirinto a piedi nudi o in ginocchio, ed in un cerchio di soli 13 metri si sviluppa un percorso di ben 261 metri, doveva servire per ottenere l’indulgenza oppure era una forma sostituiva i un pellegrinaggio verso Gerusalemme. Labirinti simili risalgono già al periodo neolitico.
Labirinti simili risalgono già al periodo neolitico. Secondo alcuni studi lungo il labirinto veniva eseguita una danza rituale, di origini islamiche, durante le feste equinoziali, quando pulsavano violentemente le torrenti telluriche.
La cattedrale gotica


I Romani, una volta conquistata la Gallia tramite la spedizione di Cesare del 58-52 a.C., aveva lasciato alle popolazioni autoctone una grande libertà di culto. Si erano sviluppati così molti centri della religione druidica.
I Druidi erano i sacerdoti delle popolazioni celtiche che avevano sviluppato una cultura fortemente legata alla natura. Le loro manifestazioni artistiche sono strettamente connesse alla dualità della realtà: notte- giorno; bene- male; interno- esterno. I Druidi(etimologicamente “sapientissimi”) predicavano una religione che si basava su un Dio unico, in conoscibile e incomprensibile che si esprimeva grazie a tre grandi forze.
Sopravissero così per tutto il periodo della dominazione romana luoghi di culto druidici caratterizzatati dalla presenza dei menhir, pietre che racchiudevano i segreti esoterici dei druidi.
La situazione fu però completamente sconvolta con l’arrivo in Gallia dei primi evangelizzatori. In seguito alla loro predicazione molti luoghi sacri dei Celti divennero templi cristiani.
Le costruzioni preceltiche sulla collina della cattedrale
I primi edifici di culto sul luogo della cattedrale di Chartres sarebbero addirittura degli enclavi preceltici. Secondo una leggenda riportata nelle Vere cronache, opera di un certo Sebastian Rouillard pubblicata nel 1609, una vergine, dal nome di Carmelle(colei che porta la pietra) oppure di Belisana( figura che ha dato il nome alla regione dove si trova Chartres, generò un figlio Gargan- Tua. Tua( colui della pietra gigantesca) era stato concepito da Belenos, la più importante divinità della Gallia fino al 2.000 a.C. Gargan Tua veniva descritto come un trasportatore di pietre che venivano poste in alcuni giardini sorvegliati dai Carnute. Una delle pietre sacre a questa religione primitiva era conservata in un enclave proprio dove ora si trova la cattedrale, all’interno di una grotta chiamata Carnet-Is, nome dal quale, col passare dei secoli, si svilupperà l’attuale Chartres.
Le costruzioni celtiche
Nella stessa grotta, al fianco della pietra, i druidi collocarono una statua rappresentante una Vergine Nera con un bambino. Sempre secondo Rouillard la statua fu realizzata nel secolo precedente alla nascita di Cristo e ispirata da una profezia secondo la quale una vergine avrebbe partorito un dio. Vicino alla statua fu poi scavato un pozzo, tutt’ora conservato, nel quale si svolgevano cerimonie di iniziazione molto simili al battesimo.
L’iconografia delle Vergini Nere
Le Vergini Nere sono un tipo di rappresentazioni mariane molto diffuse in tutta Europa. Il loro significato non è ancora completamente chiarito anche se si delineano alcune teorie principali. Secondo alcuni sarebbero un riferimento al Cantico dei Cantici il libro allegorico della Bibbia che parla dell’amore tra due sposi( nell’interpretazione ebraica Dio e il popolo di Israele; in quella cristiana Dio e la Chiesa) nel quale la sposa afferma di essere bruna(v. 1,5). Altre teorie sostengono che sia un chiaro riferimento al culto della dea egiziana Iside che per molti aspetti può considerarsi vicina alla Vergine. Oppure si nota un parallelismo tra statue della Madonna Nera e il culto di Maddalena. In generale molto spesso queste statue si trovano su luoghi dove in epoca precristiana era sviluppato il culto di qualche divinità femminile. In Italia la più famose si trova sicuramente nella chiesa di Loreto, copia di una statua identica andata persa in un incendio nel 1921. La realizzazione di queste statue viene spesso attribuita a San Luca, come nel caso di Santa Maria in Transtevere a Roma.
Primi edifici cristiani
La fabbrica della cattedrale che attualmente è possibile ammirare è la quinta ricostruzione dell’edificio originale.
La prima cattedrale fu eretta già nel IV secolo dal vescovo Arentino, e già allora questa cattedrale era meta di pellegrinaggi. Questa chiesa venne demolita completamente dal governatore romano della regione che condannò a morte numerosi cristiani tra i quali la figlia Modesta . I corpi dei cristiani sgozzati vennero gettati in un pozzo vicino alla grotta, probabilmente lo stesso dei riti druidici.
La nuova cattedrale fu voluto da un religioso di nome Castone ma fu bruciata da Unaldo duca d’Aquitania. Venne restaurata ad opera di Godessaldo ma incendiata dal condottiero normanno Hasting, ricostruita fu definitivamente abbattuta da Riccardo duca di Normandia, che assediò e saccheggiò la città.
Le cattedrali romaniche
Di questa nuova cattedrale si hanno oggi molte più notizie. La cattedrale fu ricostruita dal vescovo Vulfardo ma nel 1020 venne nuovamente abbattuta, sotto l’episcopato di san Fulberto che diede vita alla quarta cattedrale. Fulberto era uno degli uomini più saggi della sua epoca e fu artefice del duraturo prestigio della scuola cardinalizia di Chartres. La cattedrale romanica fu completata nel 1028 e alcuni sue parti sono ancora visibili all’interno della cripta. I successori del vescovo aggiunsero tre portali alla facciata la incorniciarono tra due torri campanarie. I lavori poterono dirsi completamente terminati solo verso la metà del XII secolo. Ma la nuova cattedrale fu sconvolta da un catastrofico incendio sviluppatosi nel 1194 che risparmiò solo la cripta e i due campanili.
La cattedrale gotica
L’incendio si sviluppò in un periodo particolarmente propizio. Da pochi decenni infatti l’Europa, e in particolare la Francia, era attraversata da una colossale innovazione stilistica. Erano nati i primi maestosi esempi di cattedrali gotiche a partire dal 1128( cattedrale di Sens), ma questa prima parte di assestamento del gotico era conclusa, Chartres poteva costituire la maturazione di questo stile.
Così sarebbe nata la cattedrale che tutt’oggi è possibile ammirare sulla cima della collina sacra dei Carnuti e davanti alla quale Napoleone fu così impressionato che disse: “Chartres non è un luogo per un ateo”. I lavori per la nuova cattedrale iniziarono sotto il regno di Filippo Augusto. La chiesa venne consacrata il 17 ottobre del 1260 alla presenza di Luigi IX il Santo.
Il regno di Luigi IX
Luigi IX era rimasto orfano di padre all’età di dodici anni e la madre, Isabella di Castiglia, fu reggente fino al raggiungimento della maggior età del figlio. È un periodo particolarmente florido per la Francia, la vicina Parigi possedeva una delle più importanti e antiche Università di Europa e cantieri dell’importanza di Notre Dame. Il Regno è ricco e potente, Luigi ha relazioni privilegiate con il Medio Oriente e soprattutto con Costantinopoli. È anche un periodo di acquisizione di importanti reliquie che lo stesso re comprerà dall’imperatore franco d’Oriente Boldovino II. Quest’ultimo aveva sottratto numerose reliquie a Bisanzio che pochi anni prima era stata saccheggiata dai crociati ma ora si trovava in condizioni economiche critiche ed era costretto a venderle. Le testimonianze sacre, soprattutto la corona di spine, furono portate in Francia e per accoglierle, nel 1248, Luigi IX diede il via alla costruzione della Sainte Chapelle. La chiesa nascerà come cappella palatina ed è spettacolare l’espressione del gotico della chiesa superiore nella quale la volta sembra galleggiare sopra le immense vetrate che vengono interrotte solo da dei pilastri la cui presenza è appena avvertita. La chiesa verrà sconsacrata nel 1803, dopo aver subito grandi danni in seguito alla Rivoluzione.
Chartres al tempo della costruzione della cattedrale
Il centro di Chartres ha un’importanza chiave per il passaggio della Francia dai secoli dell’Alto Medioevo al Rinascimento. Fu proprio Bernardo di Chartres, e Abelardi di Parigi, che riuscirono ad aprire una breccia nella diga di ignoranza che veniva imposta dalla Chiesa ai fedeli. I due intellettuali riproposero le idee platoniche, riconoscendo l’importante ruolo degli scrittori precristiani nella formazione della cultura Europea:
“Se possiamo vedere più lontano di loro, non è grazie a una forza superiore della nostra vista, ma perché siamo stati prodotti da loro e portati ad una prodigiosa altezza. Noi siamo nani sulle spalle dei giganti.”( Louis Charpentier, The Mysteries of Chartres, pag.81)
I costruttori della cattedrale
Come per molte cattedrali gotiche non si conoscono i nomi dei costruttori dell’edificio. Probabilmente furono i benedettini dell’abbazia della SS. Trinità di Tiron a dirigere i lavori. Infatti questi frati avevano un monastero nella città nel quale erano presenti ben cinquecento religiosi tra i quali molti artisti. Il campanile nuovo, risalente al XVI secolo, è invece attribuito a Jehan Le Texier. Sugli architetti del resto della chiesa è impossibile azzardare ipotesi. In molte pareti sono incise iniziali o interi nomi ma non è sufficiente per ritenere che essi corrispondano a chi effettivamente costruì la chiesa. Potrebbe trattarsi infatti di benefattori, semplici muratori, di qualche sentinella, di un artigiano.
È invece più semplici delineare un ritratto dei muratori che lavoravano come braccianti alla costruzione. Dopo la distruzione della cattedrale, per edificare l’edificio gotico attuale, si assistette ad una vera e propria Crociata:
“Non si trattava di strappare il santo Sepolcro dalle mani degli infedeli, di combattere su un campo di battaglia contro uomini armati; ma di vincere la resistenza del Signore, di dirigere l’attacco verso il cielo, di trionfare per mezzo dell’amore e della penitenza. E fu proprio in questo modo che il cielo si dichiarò sconfitto; gli angeli, sorridendo, si arresero; Dio capitolò, e, nella gioia della sua disfatta, Egli spalancò il tesoro delle sue grazie, affinché se ne potesse disporre a piene mani.” (Huysmans, La cattedrale)
Alla notizia dell’incendio, infatti, migliaia di persone provenienti non solo dalla regione di Chartres ma anche da quella di Orléans, dalla Normandia, dalla Bretagna, dall’Ile-de-France e dal Nord, lasciarono le loro case per accorrere a ricostruire la cattedrale. I più ricchi portarono denaro e, insieme ai più poveri, si misero a tirare carri carichi di vivande e di calce. Secondo le narrazioni tutte le strade intorno alla città erano ingombrante da gente che trainava travi o spingeva carriole cariche di calce o di persone malate che si occupavano di costituire il basamento di preghiere e orazioni mentre i compagni sani lavoravano. Tra le persone che si dedicavano all’erezione della cattedrale si abolirono le distanze e le caste, tutti si assoggettarono docilmente alla dovuta disciplina, realizzando un’organizzazione semplice ma allo stesso tempo molto efficace. I momenti di pausa vengono dedicati alla preghiera, la domenica si svolgono processioni ed esposizioni di reliquie:
“Le preghiere diventano cosi' delle autentiche macchine da guerra, sono delle catapulte, degli arieti che scuotono i bastioni della città divina…”(Huysman, op. cit.)
Le cronache dell’epoca raccontano di miracoli che si verificavano ogni giorno ed anche prima dell’arrivo al cantiere.
Le vicende dei costruttori delle cattedrali chiariscono quali sono invece le condizioni delle costruzioni religiose al giorno d’oggi “costruite coi mattoni della vanità, tenute assieme col cemento dell’orgoglio” .
giovedì 8 maggio 2008
lunedì 28 aprile 2008
2 angeli...le cose nn sono mai come sembrano
...mai indifferenza ed egoismo....
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Uno strozzino morì. Per tutta la vita, egoista e spergiuro, aveva accumulato ricchezze sfruttando i poveri e carpendo la buona fede del prossimo. La sua anima cadde nel profondo baratro dell'inferno, che le avvampò tutt'intorno. Gridò allora: "Giudice supremo delle anime, aiutami. Concedimi una sosta, fa' sì che ritorni sulla terra e ponga rimedio alla mia condanna!". Il Giudice supremo lo udì e chinandosi dall'alto sul baratro dell'inferno chiese: "Hai mai compiuto un'opera buona, in vita, cosicché ti possa aiutare adesso?". L'anima dello strozzino pensò a tutto quel che aveva fatto in vita, e più pensava e meno riusciva a trovare una sola azione buona in tutta la sua lunga esistenza. Ma alla fine si illuminò e disse: "Sì, Giudice supremo, certo! Una volta stavo per schiacciare un ragno, ma poi ne ebbi pietà, lo presi e lo buttai fuori dalla finestra!". "Bravo! - rispose il Giudice supremo. - Pregherò quel ragno di tessere un lungo filo dalla terra all'inferno, e così ti ci potrai arrampicare". Detto fatto. Non appena il filo di ragno la toccò, l'anima dello strozzino cominciò ad arrampicarsi, bracciata dopo bracciata, del tutto piena d'angoscia perché temeva che l'esile filo si spezzasse. Giunse a metà strada, e il filo continuava a reggere, quando vide che altre anime s'erano accorte del fatto e cominciavano ad arrampicarsi anch'esse lungo lo stesso filo. Allora gridò: "Andate via, lasciate stare il mio filo. Regge solo me. Andatevene, questo filo è mio!". E proprio in quel momento il filo si spezzò, e l'anima dello strozzino ricadde nell'inferno. Infatti il filo della salvazione regge il peso di centomila anime buone, ma non regge un solo grammo d'egoismo
2 passerotti
lunedì 21 aprile 2008
Chi 6?
Angelo Custode

Ricorda, c'è un tempo per piangere e un tempo per sorridere, SEMPRE se questo è il giorno della tua lacrima ricordati che domani si potrà trasformare in sorriso se tu lo vorrai.Gli ANGELI
ti sono accanto qualunque cosa tu vivi, quando ti senti più sola è perchè non tendi loro l'orecchio del cuore.Liberati dai pensieri negativi allenta il legaccio che da sola ti stringi nel tuo grande cuore e continua a respirare,vedrai che il ritmo del tuo cuore aumenterà con i battiti della tua vita. Ascolta gli altri, ama e sorridi,riappropriati di cio' che sei e VOLA,vola più in alto del solee sii felice...
venerdì 11 aprile 2008
lunedì 7 aprile 2008
CATULLO..SOFFERENTE
E ciò che vedi morto impara che è perduto.
Ci sono stati giorni splendidi, nel sole.E andavi dove lei ti conduceva,
l'amata come non sarà nessuna,
e avvenivano cose deliziose
che tu volevi e lei non dissolveva.
Davvero giorni splendidi nel sole.
Ora non vuole più. Dunque anche tu
non volere. Non inseguire ciò che fugge,
o uomo senza freno, non vivere infelice.
Sii ostinato, Catullo, sii deciso.
Addio, ragazza. Catullo è deciso,
se non vuoi non ti cerca, non ti chiede.
Però ne soffrirai, se non ti cercano.
Sventurata, che vita ti rimane.
Verrà qualcuno? e ti vedranno bella?
E l'amore? Dirai più "sono tua"?
Bacerai? Morderai le labbra amate?
Catullo, sii ostinato, sii deciso".
"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior".
"Odio e amo. Ma come, dirai. Non lo so,
sento che avviene e che è la mia tortura".
L'inizio è lapidario, Catullo non si propone di affrontare il tema dell'amore attraverso il semplice contrasto dei sentimenti che esso può comportare, persegue invece lo scopo filosofico di descrivere gli aspetti condizionanti della vita emotiva.
La sua sofferenza d'amore è totalizzante, anche se può diventare occasione di autoanalisi e di maggior consapevolezza di sé.
L'ambivalenza della passione è sentita dal poeta con un'amarezza resa acuta dal disinganno: egli si scopre preda e vittima di una lacerazione a cui non c'è rimedio.
domenica 6 aprile 2008
72. MUMIAH...ultimo Angelo..Principio e fine...
Appartiene al coro degli
ANGELI
E' attribuito ai nati
dal 16 al 20 Marzo
Elemento
ACQUA
Domicilio zodiacale
dal 26° al 30° dei Pesci
Tramite l'invocazione è possibile ottenere:
longevità serena, successo clamoroso nella professione medica, come nel campo della chimica e della chirurgia, fortuna e ottimi conseguimenti in ogni sfera
Quest’Angelo è il governatore delle energie lunari per eccellenza.
E’ il principale collaboratore dell’Arcangelo Gabriel, e concede ai suoi protetti la grazia e il potere di portare a termine ciò che hanno iniziato; con il suo aiuto, qualunque esperienza (spirituale, economica, sentimentale, professionale, intellettuale) andrà a buon fine, a causa del potere di cristallizzazione (pietrificazione) che le energie lunari producono ovunque si manifestino.
I suoi protetti potranno esprimere i loro valori con convinzione; tutte le loro attività raggiungeranno lo scopo.
Essi diventeranno celebri (nel loro entourage o anche in ambienti più vasti) per l’intensità con la quale esprimeranno le loro convinzioni (i loro sentimenti, i loro pensieri).
Non riusciranno ad agire con discrezione, l’aiuto di questo Angelo è efficace, ma mai moderato, proprio a causa della sua potenza.
MUMIAH è, in certo qual modo, il Capo della Programmazione della nostra Vita quotidiana.
Ma, come sappiamo, registrare un Programma in esterni è cosa ben diversa dalla registrazione in studio: da parte sua , MUMIAH registra in studio, e nelle migliori condizioni; si tratta ovviamente di uno studio, situato dentro di noi.
Quali Programmi registrerà? Quelli che noi stessi proporremo, ovvero i nostri Programmi di attività.
Ebbene, l’Angelo registrerà i Programmi proposti dalla nostra Volontà, a patto che questi siano coerenti (tale essendo la sola, l’unica condizione).
In tal modo, allorché verranno proiettati sullo schermo della vita reale, con tanto di personaggi in carne e ossa, nonché di situazioni concrete, avremo la possibilità di riuscire nei nostri propositi.
MUMIAH è l’Angelo più vicino agli Umani, colui che tramuta tutti i nostri sogni in realtà.
Essenza Angelica
RINASCITA
Qualità sviluppate
andare fino in fondo ad ogni cosa con lungimiranza, perseveranza, coraggio, intensità sensoriale, protezione dei poveri e dei miseri
Difetti annullati
disperazione, tendenze suicide, negatività, totale abbandono
Giorni di reggenza
1 Giugno, 16 Agosto, 28 Ottobre, 8 Gennaio, 20 Marzo.
mercoledì 2 aprile 2008
Forse un mattino andando in un'aria di vetro
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
...Non dimentichiamocene mai...Volare

I loro piccoli mondi così banali, così veri, così tristi.
Pochi hanno ali per volare.
Altri ancora tengono le ali chiuse, strette al corpo, nascoste.
Per loro volare significherebbe l'allontanamento dalla comunità, dalla sicurezza.
Paura, angoscia.
Quanti hanno il coraggio di aprire le loro ali e volare veramente?
Chi possiede le ali deve volare, altrimenti rinnega la propria natura.
Chi possiede le ali non deve avere paura di ciò che è.
Buttarsi dall'alto, lanciarsi verso l'ignoto.
Fendere l'aria mentre intorno mille parole cercano di tirare verso il basso:
calunnie, cattiverie, pessimismi, sfiducia.
Non ce la farai mai, non vali niente, cosa vorresti fare?
Non arriverai da nessuna parte...
Quante volte ho ascoltato questi sussurri.
Chi li ascolta precipita oppure torna tra le braccia di giorni banali
con le ali mozze e pesanti di lacrime di pioggia;
ma per una volta...
...volare più in alto delle nuvole, giocare con un raggio di sole,
credere che oltre l'arcobaleno esista un mondo della consistenza del sogno.
Sentire sotto le ali l'aria che frena, colpirla con forza e salire più in alto, superando tutti gli ostacoli.
Ascoltare le grida di chi rimane a terra: stolto, pazzo, incosciente...
Non importa, chi ha le ali deve volare, nonostante tutto.
Chi ha le ali deve volare anche per chi non le ha, anche per chi ha le ali spezzate.
mercoledì 26 marzo 2008
Non ti preoccupare se la gente ti considera mezzo scemo...Sarà solo perchè ti conosce a metà!!!
Vorrei portarti in un luogo che parla di te, dove l'aria ha il tuo profumo e dove la tua bellezza possa riflettersi nell'acqua... ma purtoppo il cesso è occupato!
Domani è la giornata nazionale per la raccolta dei rifiuti. Fai del bene, fatti trovare vicino al cassonetto.
Ti ricordi quando da bambini viaggiavamo in treno assieme ? Io mettevo il culo fuori dal finestrino e tu la faccia, e tutti credevano fossimo gemelli!
La prox. settimana rendi più bella la tua città, per favore non uscire di casa.
Ho scoperto una nuova disciplina in cui tu potresti vincere la medaglia d'oro: la spaccata sul campo di pannocchie !
Spesso quando piangi nessuno se ne accorge, spesso quando ridi nessuno nota il tuo sorriso, ma prova a scorreggiare vedrai come se ne accorgono
Una vera amica non è colei che ti asciuga le lacrime...ma è colei che ti impedisce di versarle!
Gli amici sono quelle rare persone che ti chiedono come stai e poi ascoltano persino la risposta!
Quando qualcuno guardandoti negli occhi riuscirà a capire la voce dei tuoi silenzi potrai dire di aver trovato un amico!
Un giorno l'amore disse all'amicizia: " perchè esisti tu, se ci sono io? "l'amicizia rispose: "Per portare un sorriso dove tu hai portato una lacrima !"
Nella tua vita saro' un puntino che ti vuole bene. il bene di un puntino ti sembrera' insignificante ma ricorda da lontano anche una stella sembra piccolina.
martedì 18 marzo 2008
18 marzo 1314
Il 18 marzo 1314 i tre cardinali, sulla piazza del sagrato di Notre Dame, comunicarono pubblicamente la condanna ai maggiori dignitari del Tempio.
Molay reagì. Ritrattò tutte le dichiarazioni fatte in precedenza. Proclamò l'assoluta innocenza dell'Ordine.
"Le eresie e i peccati che ci vengono attribuiti non sono veri.La Regola del Tempio è santa, giusta e cattolica.Sono degno della morte e mi offro di sopportarla, perché prima ho confessato per la paura delle torture e per le pressioni del papa e del re di Francia".
Molay venne interrotto.
Geoffroy de Charney prese la parola per affermare anch'egli l'innocenza dell'Ordine.
Hughes de Pairaud e Geoffroy de Gonneville tacquero.
Raimbaud de Caron era morto in prigionia.
I cardinali consegnarono i dignitari agli agenti del re affinché li custodissero per il giorno dopo in cui avrebbero dovuto procedere a ulteriori deliberazioni in base a quanto avvenuto.
Il rogo (1314)
Il re, senza informare i cardinali, la sera dello stesso 18 marzo fece portare Molay e Charney su di una piccola isola della Senna, in fondo all'Ile de la Cité, per farli bruciare vivi.
Molay, di fronte al rogo, disse:
"Signori almeno lasciatemi giungere un po' le manie levare una preghiera a Dio poiché ne è il momento e la stagione.Io vedo qui il mio giudizio in cui mi conviene morire liberamente;Dio sa chi ha torto e chi ha peccato".
Infine chiese di morire rivolto verso l'immagine della Madonna.
Gli fu concesso.
NON NOBIS DOMINE, NON NOBIS, SED NOMINI TUO DA GLORIAM
La fine dei cavalieri di Cristo (1291-18/03/1314)

Il loro primo attacco è il più terribile. Al comando del loro maestro sono i primi a lanciare la carica e gli ultimi a ritirarsi. Quando pensano sia giunta l'ora di combattere e la tromba ha suonato, cantano in coro il salmo di Davide "Non nobis Domine", chinandosi sul sangue e sulle teste dei nemici fino a costringerli al completo ritiro o ad annientarli.
Chiunque di loro e per qualsiasi ragione volga le terga al nemico, sopravviva ad una sconfitta o impugni le armi contro i cristiani, viene severamente punito: la clamide con la croce rossa, simbolo dell'appartenenza alla cavalleria viene strappata con ignominia; allontanato dalla comunità dei confratelli, per un anno intero mangia sul pavimento senza nemmeno una tovaglia. Se i cani lo molestano, non deve osare cacciarli".
Il loro primo attacco è il più terribile. Al comando del loro maestro sono i primi a lanciare la carica e gli ultimi a ritirarsi. Quando pensano sia giunta l'ora di combattere e la tromba ha suonato, cantano in coro il salmo di Davide "Non nobis Domine", chinandosi sul sangue e sulle teste dei nemici fino a costringerli al completo ritiro o ad annientarli.
Chiunque di loro e per qualsiasi ragione volga le terga al nemico, sopravviva ad una sconfitta o impugni le armi contro i cristiani, viene severamente punito: la clamide con la croce rossa, simbolo dell'appartenenza alla cavalleria viene strappata con ignominia; allontanato dalla comunità dei confratelli, per un anno intero mangia sul pavimento senza nemmeno una tovaglia. Se i cani lo molestano, non deve osare cacciarli".
martedì 4 marzo 2008
sabato 1 marzo 2008
Se Piove
Se stai scivolando allora scivola per bene
con impegno cadi giù
e non ti aggrappare a niente
tocca terra
se qualcuno ti ha ferito
tu parla con lui
sbattigli il cuore in faccia
non evitarlo perché hai bisogno di un'altra ferita
ma soprattutto se piove non aprire l'ombrello
aspetta il tuo giorno di sole
non puoi fare di meglio
se ami una donna
cercane un'altra da non amare
ti sentirai meno fragile
e più capace di amarle allo stesso identico modo
se ti sfugge il motivo
e la ragione delle cose
molto probabilmente
c'è un motivo e c'è una ragione ma non fanno per te
ma soprattutto se piove non aprire l'ombrello
aspetta il tuo giorno di sole
non puoi fare di meglio
se ascolti una canzone
sai bene quando è vera
e quando certe volte
è solo un pretesto per fare vibrare l'aria
ma soprattutto se piove
non aprire l'ombrello
aspetta il tuo giorno di sole
non puoi fare di meglio.
Colloquium Vitae

Gli Anni Senza Un Dio
non torneremo, credo, polvere ma lievito.
Ringrazio Dio, che non mi ascolta mai perchè sarei un diavolo per lui .
Sintomi indecenti scorrono come asfissie ho visto baci senza labbra "addio Gesù bambino" abbandonati poi, dall'altra parte,
tossi e smocciolio verdetti logori di zie d'ingombro, verso un neo.
Ringrazio Dio, sgomento e musica perchè sarei acqua nelle vene
"Vedi figlio mio, solo poi ti accorgerai, che è meglio non capire le miserie strane che ho capito io Chiudi gli occhi, è solo un fulmine
che verrà il tuono ed io non ci sarò"
Ringrazio Dio, per gli anni senza un dio perchè sarei un uomo per metà.
Splendere Ogni Giorno Il Sole

Chi non ricorda il bene passato è vecchio già oggi.
Chi non si turba trova serenità verso se stesso e verso gli altri.
Meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti.
Anima piccola nella buona sorte si esalta, nell'avversa si annulla.
Di fronte ad ogni desiderio bisogna porsi questa domanda: che cosa accadrà se il mio desiderio sarà esaudito, e che cosa accadrà se non lo sarà?
È non solo più bello ma anche più piacevole fare il bene anziché riceverlo.
È nobile cosa la povertà accettata con gioia.
In generale la giustizia è uguale per tutti, perché è utile nei rapporti sociali; ma in casi particolari, e a seconda dei luoghi e delle condizioni, risulta che la stessa cosa non è giusta per tutti.
La divinità o vuol togliere i mali e non può o può e non vuole o non vuole nè può o vuole e può. Se vuole e non può, è impotente; e la divinità non può esserlo. Se può e non vuole è invidiosa, e la divinità non può esserlo. Se non vuole e non può, è invidiosa e impotente, quindi non è la divinità. Se vuole e può (che è la sola cosa che le è conforme), donde viene l'esistenza dei mali e perché non li toglie?
L'uomo sereno procura serenità a sé e agli altri. (dalle Esortazioni)
Non abbiamo tanto bisogno dell'aiuto degli amici, quanto della certezza del loro aiuto. (dalle Esortazioni)
Non bisogna rovinare il bene presente col desiderio di ciò che non si ha, ma occorre riflettere che anche ciò che si ha lo si è desiderato. Niente basta a chi non basta ciò che è sufficiente. La scontentezza dell'anima porta l'uomo a desideri eccessivi.
Non fingere di essere saggio, ma sii saggio davvero: non abbiamo bisogno di apparire sani, ma di esserlo veramente.
Per mio conto io non so concepire che cosa è il bene, se prescindo dai piaceri del gusto, dai piaceri d'amore, dai piaceri dell'udito, da quelli che derivano dalle belle immagini percepite dagli occhi e in generale da tutti i piaceri che gli uomini hanno dai sensi. Non è vero che solo la gioia della mente è un bene; giacché la mente si rallegra nella speranza dei piaceri sensibili, nel cui godimento la natura umana può liberarsi al dolore. (da Sul fine)
Se un nemico ti prega, non respingere la sua richiesta, ma prendi le tue cautele: non è diverso da un cane. (da Scritti morali)
Un pezzo di mondo che comprende astri, terre e tutti i fenomeni, ritagliato nell'infinito. [Descrizione del mondo]
Stolto è chi chiede alla divinità ciò che può ottenere da sé.
Mi sento come un cane senza terra..

che vaga nelle lande immerse da foschia e nebbia ;
in lontananza vedo i volti dei fantasmi dei miei ricordi.
Amici che ho smarrito,tradito,persone a cui ho promesso
alleanze,amicizie e fedeltà…..
Timore di me stesso ora, rimango solo nella solitudine
che ho tanto cercato.
Ho perso di vista , le cose inutili e materiali per cercare
Me stesso ma ancora vago perché anche io forse sono
uno Spettro.
Il fantasma delle illusioni,degli amori,degli eroi ai quali
ho tanto aspirato ad assomigliare ma che risiedono
altrove in un mondo che non c’è, che non è il mio!
E ora , che mi rimane??!!
Il mio mulino a vento o gli orchi da combattere?
Io non lo so.
Derido me stesso, me stolto che ho perso la gioia del vivere materiale,
per entrare nella terra spirituale , ove mi sono perso.
Io,non posso più tornare indietro perché non mi aspetterebbe nessuno,io
non ho più miei simili…
Piango per foglie cadute e mendicanti senza vestiti ma che ancora hanno
la luce negli occhi!
Luce che io bramo.
Loro vogliono vivere mentre io sono un morto che vaga.
Forse, ancora un esile bagliore nel mio petto brilla…
Ad un tratto vedo il fantasma di me stesso,capisco allora e solo
allora che non tutto è perduto,faccia a faccia io e lui.
Ho solo persola zavorra, la falsità e il perbenismo , il voler essere
Migliore e Giudice degli altri……..
Chi mai ero stato per emettere sentenze?!
Stolto me Stolto. Ora,capisco i miei eterni sbagli.
Non tutti nella vita affrontiamo le stesse guerre e battaglie con le stesse
armi e i medesimi compagni…..
Il mio cuore arde di conoscenza….ma a che scopo??Sarò migliore?
Ma di chi?
Vorrei non pensare .
Vivere come tanti senza un perché ma le ore ,
sembrerebbero uguali , i sogni pesanti …ma il mio cuore ne morirebbe.
mercoledì 13 febbraio 2008
MI PIACI...
Non T'AMO!
" Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio..O freccia di garofani che propagano il fuoco:t'amo come si amano certe cose oscure,segretamente, entro l'ombra e l'anima.T'amo come la pianta che non fiorisce e reca Dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpoil concentrato amore che ascese dalla terra.T'amo senza sapere come, né quando né da dove,t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei,così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno
Posso scrivere i versi più tristi stanotte ..(lei non è con me)..Neruda
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti.Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo .E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,la mia anima non si rassegna ad averla perduta.Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
Il tuo sorriso by Neruda
Non togliermi la rosa,la lancia che sgrani,l' acqua che d' improvviso scoppia nella tua gioia,la repentina onda d' argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi,a volte, d' aver vistola terra che non cambia,ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita.
Amor mio, nell' orap iù oscura sgrana il tuo sorriso, e se d' improvviso vedi che il mio sange macchina le pietre della strada,ridi, perchè il tuo riso sarà per le mie mani come una spada fresca.
Vicino al mare, d' autunno,il tuo riso deve innalzarela sua cascata di spuma,e in primavera, amore,voglio il tuo riso comeil fiore che attendevo,il fiore azzurro, la rosa della mia patria sonora.
Riditela della notte,del giorno, delle strade contorte dell' isola,riditela di questo rozzo ,ragazzo che ti ama,ma quando apro gli occhi e quando li richiudo,quando i miei passi vanno,quando tornano i miei passi,negami il pane, l' aria,la luce, la primavera,ma il tuo sorriso mai,perchè io ne morrei."
venerdì 8 febbraio 2008
Il Golfo degli angeli

Gli Angeli, nei tempi lontani, chiesero a Dio un dono. Dio rispose che avrebbe dato loro in dono una terra dove gli uomini si amavano, si rispettavano, vivevano felici. " So che esiste questa terra; cercatela, trovatela e sarà vostra " aveva detto loro. Gli Angeli obbedirono; scesero dal cielo e si sparsero sulla Terra. Ma ovunque trovarono cattiverie, guerre odi. Stavano per ritornare, tristi, da Dio Padre, quando il loro sguardo cadde su una grande isola verde circondata da un mare tranquillo. Gli Angeli si avvicinarono rapidamente: non rumore di guerre e di distruzioni, non colonne di fumo si alzavano dalle colline fonte ove brucavano grandi greggi. E gli uomini aravano i campi non chiusi da segni di proprietà. Quei primi abitatori della Sardegna, ignari delle ricchezze della loro terra, discendenti da eroi che erano scampati dalla tirannai e dall'ingiustizia, trascorrevano la loro vita in semplicità, contenti della pace e della bellezza dei luoghi. Gli Angeli salirono felici in Cielo. Riferirono al Signore ciò che avevano visto e Iddio mantenne la promessa. Gli Angeli, quindi, ridiscesero ancora sull'isola, e rimasero specialmente incantati davanti al grande golfo che si apriva, come un immenso fiore turchese, all'estremo limite meridionale della loro terra. Decisero, dunque. di stabilirsi lì: in quell'arco di mare così azzurro e bello che ricordava il Paradiso. Presto, però, Lucifero, invidioso di quegli Angeli felici, cercò di seminare, fra di essi, lotte e discordie, e siccome non vi riuscì tento di scacciare gli Angeli da quel loro secondo Paradiso. Lottarono a lungo le forze del Bene e quelle del Male sulle scatenate acque del golfo. Ed ecco che alla fine, tra il lampeggiare delle folgori del demonio si levò in alto la spada scintillante dell'Arcangelo Gabriele. Fu il segno decisivo della vittoria Lucifero stesso fu sbalzato dal suo cavallo nero,dalle narici di fuoco. Allora prese la sella e, in un impeto di collera violenta, la lanciò nel Golfo, formando un promontorio che poi venne chiamato " La Sella del Diavolo". Sotto di esso, trovarono dapprima rifugio le pacifiche navi fenicie, poi quelle di guerra dei Cartaginesi. Poi quelle dei Romani, dei Vandali e dei Bizantini. In seguito quelle dei Pisani, dei Genovesi e degli Spagnoli. Ed infine, quelle degli Inglesi, dei Francesi e degli Americani. Così, oggi, gli Angeli se ne sono andati dal loro golfo incantato e lo guardano dall'alto, discendendovi, talvolta, lievi e silenziosi, all'oll'ora del tramonto, quando il cielo si colora d'oro e di porpora.
Il clima della Sicilia
il racconto mitologico afferma che un giorno di primavera il Dio Plutone, re del mondo sotterraneo e fratello di Giove, sbucò in Sicilia dal lago di Pergusa; e rimase colpito dalla visione che apparve ai suoi occhi: in mezzo ai prati, la giovane Proserpina, assieme alle ninfe che la accompagnavano, raccoglieva fiori variopinti e profumati. Vederla, innamorarsene e rapirla, fu tutt’uno per Plutone; e se la portò giù agli inferi. Il ratto fu cosi subitaneo, che nessuno seppe dare indicazioni alla madre Cerere, che per tre giorni e tre notti ricercò Proserpina, per tutta la terra, facendosi luce di notte con un pino da lei divelto e acceso nel cratere dell’Etna. Alla fine dei tre giorni d’inutili ricerche, Cerere si adirò e cominciò a far soffrire gli uomini, provocando siccità, carestie e pestilenze. Gli uomini allora si rivolsero a Giove, supplicandolo di trovare una soluzione; e Giove risolse il problema, decidendo che Proserpina stesse per otto mesi, da gennaio ad agosto, sulla terra assieme alla madre; e per quattro mesi da settembre a dicembre, sotto terra col marito Plutone, determinando così l’alternanza di due sole stagioni nel clima della Sicilia.
martedì 5 febbraio 2008
AZZURINA : )
Guendalina era nata albina, quindi chiara di pelle, capelli e occhi; bianca come la neve. Nel Medioevo questa caratteristica era ritenuta espressione del demonio, le donne con i capelli bianchi o rossi erano ritenute streghe, perciò i genitori della bambina per proteggerla, la nascosero agli occhi maligni con una tintura per capelli e l'isolamento nella fortezza. Il particolare effetto azzurrato dei capelli, dopo la tintura vegetale a cui erano sottoposti, accompagnato all'azzurro limpido degli occhi, le valse il soprannome di Azzurrina. Come abbiamo detto, in quei giorni il padre era assente, in guerra. Corrono i giorni del solstizio d'estate, scoppia un forte temporale e Azzurrina è costretta a giocare all'interno del castello, guardata a vista dalle guardie. La piccola si sta trastullando con una palla di stracci che fa rotolare per corridoi e scale, finché le sfugge di mano e precipita giù nel sotterraneo dove si conservano i cibi. La bambina insegue la palla e scende le strette e lunghe scale che conducono alla ghiacciaia. I due armigeri non si preoccupano più di tanto e la lasciano andare, da lì non si può raggiungere nessun altro posto del castello. Succede tutto in un attimo: una corsa, un grido e la bambina scompare per sempre. Le guardie richiamate dall'urlo, accorrono nei sotterranei ma non trovano traccia di anima viva. La bambina è scomparsa nel nulla e da allora non viene più ritrovata. Il Malatesta si dispera e fa condannare a morte i due armigeri, unici testimoni della misteriosa disgrazia, a cui non crede, come tanti altri nel corso dei secoli. La misteriosa scomparsa di Guendalina Malatesta però non è una favola ma un fatto realmente avvenuto; è narrata in una cronaca del'600, custodita nella biblioteca del castello. Così nasce la leggenda di Azzurrina, la bimba che da quel lontano 1375 continua ad abitare le stanze del Castello di Montebello. Giunta fino a noi in un'eco tra il pianto e il riso dalle registrazioni delle troupe televisive effettuate nel 1990 e nel 1995, nel castello disabitato, a porte chiuse, con microfoni ultrasensibili, la voce di Azzurrina continua a farsi sentire avvincendoci con il suo intrigante mistero e attirandoci tra le mura del suo castello, diventato monumento nazionale e custodito fino al 1998 dalla professoressa Welleda Villa Tiboni, recentemente scomparsa. L'ultima "castellana di Montebello" sarà anche l'ultima custode del segreto celato dietro la scomparsa di Azzurrina, di cui finalmente sveleremo il mistero. La versione ufficiale della storia è la versione propinata dagli unici testimoni della tragedia, i due soldati addetti alla scorta della bambina. È quella che viene raccontata ai visitatori del castello, da quando questo è diventato un monumento d'interesse nazionale e di singolare attrazione. Queste mura hanno custodito per sei secoli il segreto di quella tragica giornata. Alcuni anni fa un medium, durante una seduta tenutasi nel castello, si è messo in contatto con lo spirito di Azzurrina, la quale ha finalmente raccontato come sono andate realmente le cose. Fu un incidente. Guendalina, nel rincorrere la palla, cascò dalle scale e morì sul colpo. I due guardiani accorsero troppo tardi e trovarono la bambina ormai senza vita. Spaventati, rei di negligenza, essendo i responsabili dell'incolumità della figlia del loro signore e temendo una terribile punizione o la morte stessa, occultarono il cadavere, seppellendolo nel giardino e raccontando poi a tutti la versione della leggendaria sparizione. I due sventurati andarono incontro alla morte lo stesso e si portarono nella tomba il terribile fardello. Quante persone allora piansero la scomparsa della bimba e quanti ancora si commuovono a sentire narrare la sua storia, ma Azzurrina ha detto di essere felice e di voler continuare a vivere dentro l'amato Castello di Montebello, assieme ai suoi amici di ieri e di oggi.
Lasciamola riposare in pace sotto il verde di quello che fu il suo giardino, lasciamola abitare le stanze di quella che fu la sua breve dimora; azzurro angelo custode del Borgo di Montebello.
La prima Stella Alpina
Leggenda della Val D'Aosta
venerdì 18 gennaio 2008
IL DAIMON...DI PLATONE :)
“Le anime, che provengono da vite precedenti e soggiornano in una sorta di aldilà, hanno ciascuna un destino da compiere, una parte assegnata (moira), che corrisponde in un certo senso al carattere di quell’anima.“Quando tutte le anime si erano scelte la vita, secondo che era loro toccato, si presentavano davanti a Lachesi [lachos, “parte, porzione di destino”]. A ciascuna ella dava come compagno il genio [daimon] che quella si era assunto, perché le facesse da guardiano durante la vita e adempisse il destino da lei scelto”. Il daimon conduce l’anima dalla seconda delle personificazioni del destino, Cloto [klotho, “filare, volgere il fuso”]. Sotto la sua mano e il volgere del suo fuso, il destino [moira] prescelto è ratificato”. (Gli viene impresso il suo particolare effetto?). “…quindi il genio [daimon] conduceva l’anima alla filatura di Atropo [atropos, “che non si può volgere all’indietro, irreversibile”], per rendere irreversibile la trama del suo destino.“Di lì, senza voltarsi, l’anima passava ai piedi del trono di Necessità” (Ananke), o, come traducono alcuni, “del grembo” di Necessità. […] Prima di fare il loro ingresso nella vita umana, però, le anime attraversano la pianura del Lete (oblio, dimenticanza), sicché al loro arrivo sulla terra tutto ciò che è accaduto – la scelta delle vite e la discesa dal grembo di Necessità – viene cancellato. È in questa condizione di tabula rasa che noi veniamo al mondo.p.s. Ciò che leggerete non è farina del mio sacco ma ho fedelmente ritrascritto pensieri già enunciati ma che erano sparsi qua e là...li ho raggruppati :Dobbiamo avere una concezione totale del Daimon per poterlo capire :)..la mia gatta si chiama così hahahha
La potenza di quello che una persona ha dentro di se si manifesta con incostanza e turbamenti, come se fosse custodito in un guscio troppo piccolo dal quale stia cercando di uscire.
Esiste anche l’atto di volontà, la forza delle scelte, il rispondere alla propria natura e l’ubbidire o meno al quel senso di insoddisfazione che ci tiene lontano dalla nostra perfezione.Siamo qui per qualcosa. E’ questo che lo spirito sente. Non lo spiega perché lo spirito non ha un intelletto fisico ma riesce comunque a seguire la sua logica molto meglio di quanto non lo faccia la mente. E lo fa con una determinazione che non ha uguali trasmettendo un senso di insoddisfazione a tutto l’essere se si trova lontano dal suo scopo.
"Prima della nascita, l'anima di ciascuno di noi sceglie un'immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino".J. Hillman, Il codice dell'anima.
Lo riconosce lo stesso Hillman, nel ricordare come Platone nel celebre mito di Er rinvii, tramite suggestive immagini, a concetti quali vocazione, disegno dell'immagine, allineamento della nostra vita sul daimon, cioè quel qualcosa che esiste in ciascuno di noi, che ci rende unici e irripetibili, e che contrassegna i nostri vissuti e i nostri agiti in modo irriducibile.
Insomma, ognuno di noi ha una sua personalità, una sua vocazione, una sua immagine che lo contraddistingue in modo radicale e che, di conseguenza, va ricercata e alimentata senza posa, per rendere davvero autentica la nostra esistenza.Per dirla con Platone: noi siamo ciò che abbiamo scelto di essere.
In questo senso siamo chiamati a decifrare il codice della nostra anima, affinché possiamo cogliere con nitore il senso compiuto della nostra presenza nel mondo.
Ma ecco, in sintesi, il celebre mito platonico di Er, descritto nel X libro della Repubblica, a suggello della libera scelta con cui ognuno di noi sceglie il proprio destino:Er, morto in battaglia e risuscitato dopo dodici giorni, racconta agli uomini il destino che li attende dopo la morte, sottolineando come non sarà il dèmone a scegliere le anime, ma le anime a scegliere il dèmone, per cui la responsabilità etica non è del dio, bensì degli stessi uomini che hanno liberamente scelto tra i vari paradigmi o modelli di vita loro proposti nell'aldilà.
Ecco perché il nostro modello di vita è da sempre inscritto nella nostra anima: scegliere la virtù, coltivare la parte migliore di noi stessi o attuare ogni giorno, con coerenza e coraggio, la nostra vocazione dipende, quindi, solo da noi.
Ascoltiamo direttamente Platone: "Non sarà il dèmone a scegliere voi, ma voi il dèmone [...]. La virtù non ha padroni; quanto più ciascuno di voi la onora, tanto più ne avrà; quanto meno la onora, tanto meno ne avrà. La responsabilità, pertanto, è di chi sceglie. Il Dio non ne ha colpa".Questo daimon, che possiamo chiamare anche "genio", componente ineludibile del nostro io, a volte può essere perso di vista, non coltivato, accantonato, ma prima o poi tornerà per possederci totalmente, per definire la nostra immagine, per far emergere quello che chiamiamo il "me".C'è un punto su cui lo stesso Hillman insiste con passione: se l'uomo si vede solamente come"un impercettibile palleggio tra forze ereditarie e forze sociali", si riduce a statistica, a "mero risultato", a "vittima" di un codice genetico.
In questo senso il Nostro "vuole smascherare la mentalità della vittima, da cui nessuno di noi può liberarsi, finché non riusciremo a vedere in trasparenza i paradigmi teorici che a quella mentalità danno origine e ad accantonarli".
Il Daimon per i greci era un essere divino inferiore agli dei ma superiore agli uomini (una sorta di spirito, un demone benevolo). Socrate si diceva tormentato da questa voce interiore che si faceva sentire non tanto per indicargli come pensare e agire, ma piuttosto per dissuaderlo dal compiere una certa azione. Socrate stesso dice di esser continuamente spinto da questa entità a discutere, confrontarsi, e ricercare la verità morale. Questa volontà di discutere e di confrontarsi nasce dalla consapevolezza di essere ignoranti.Socrate era un personaggio animato da una grande sete di verità e di sapere, che però sembravano continuamente sfuggirgli. Egli diceva di essersi convinto così di non sapere, e di essere completamente ignorante. L'ignoranza infatti è il movente fondamentale del desiderio di conoscere.....
sabato 12 gennaio 2008
DEDICATO A MANUELITA "IL TRAMITE"CHE FECE L'ARDUO VIAGGIO!L' Apostolo San Giacomo (Santiago)



Il Cammino di Santiago
Come già detto, la Galizia è meta di un particolare turismo religioso itinerante che viene compiuto a piedi, in bicicletta, a cavallo e comunque senza mezzi di locomozione a motore, camminando principalmente per strade di campagna con l'unica meta di giungere a Santiago de Compostela presso la tomba dell'Apostolo San Giacomo (Santiago). Gli itinerari del cammino (Camino) sono molteplici e di varie lunghezze, fino a molte centinaia di chilometri, passando per regioni e località differenti per aspetto climatico ed orografico.
L'andare per strade o semplici vie campestri rappresenta il ripercorrere l'identico cammino intrapreso in epoca medioevale da migliaia di pellegrini i quali, ora come allora, si sono misurati con l'inclemenza del clima, con la bellezza del paesaggio e con le sorprese che un uomo può incontrare nell'andare a piedi verso una meta lontana. Per questa ragione vanno subito fissate delle indicazioni precise: 1) Chi va al Cammino di Santiago non è un eroe e neppure una persona fisicamente dotata in modo particolare; 2) Il Cammino di Santiago non deve essere affrontato come un "c'ero anche io" (è praticato da migliaia di pellegrini all'anno...non sarete gli unici); 3) Va tenuto presente che ci sono da percorrere non meno di trenta km. al giorno e che quindi occorre una certa preparazione fisica.Fissato ciò va detto che chiunque può ripercorrere le strade del pellegrinaggio, anche i non credenti o coloro lo affrontano solamente per gesto sportivo; a Santiago de Compostela non è difficile vedere anche famigliole (padre, madre e figli) arrivare nel sagrato della Cattedrale con alle spalle 100 e più km. di cammino che possono aver lasciato una impronta spirituale o non, ma che certamente hanno riportato il pellegrino ad un contatto fisico con gli elementi della natura che nella vita di tutti i giorni non si ottiene.
Il Vangelo secondo Giuda"Fu Gesù a dirgli di tradire"Riletta la vicenda dell'uomo che vendette Cristo: qui diventa il discepolo più fedele



"QUI si narra il segreto della rivelazione che Gesù fece parlando con Giuda Iscariota...". Così inizia la prima pagina di un fragile manoscritto in papiro che rilegge in modo radicalmente diverso la vicenda del "traditore" più odiato della storia e lo trasforma nel più fedele discepolo di Cristo; un documento straordinario che oltre a fornire inedite informazioni su Giuda Iscariota lo riabilita presentandolo come colui che consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo: il Vangelo di Giuda.
Scritto su papiro e legato da un laccio di pelle il codice è stato redatto in copto - la lingua in uso allora in Egitto - intorno al 300 dopo Cristo; ritrovato negli anni Settanta (del '900) nel deserto presso El Minya, in Egitto finì nelle mani di mercanti di antichità, lasciò l'Egitto per giungere prima in Europa e poi negli Stati Uniti dove rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island, New York, per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000. Un testo destinato a fare discutere storici, religiosi e filosofi, un testo che fa giustizia anche dell'odioso e brutale antisemitismo che per secoli si è nutrito della vicenda-leggenda di "Giuda il Traditore". Già nel titolo ("Il racconto segreto della rivelazione fatta da Gesù a Giuda Iscariota nel corso di una settimana, tre giorni prima la celebrazione della Pasqua") riecheggiano temi cari alla tradizione gnostica e che ebbero una grande diffusione agli albori del cristianesimo; vicende che contraddicono la storia più tradizionale, quella che ci verrà tramandata dai Vangeli ufficiali (di Luca, Marco, Matteo e Giovanni) e che verrà codificata dai dogmi della Chiesa cattolica nei secoli successivi. Nel documento - in cui non si fa alcun cenno alla crocifissione nè alla resurrezione - fin dalla prima scena Gesù ride dei suoi discepoli che pregano il loro Dio, il "dio minore" del Vecchio Testamento che ha creato il mondo. Li esorta a guardarlo e a comprendere cosa egli sia davvero, ma questi non lo fanno e non capiscono. Il passaggio fondamentale arriva quando Gesù dice a Giuda: "... tu supererai tutti loro. Perché tu farai sì che venga sacrificato l'uomo entro cui io sono". Aiutando Gesù a liberarsi del suo corpo terreno, Giuda lo aiuterà a liberare la sua entità spirituale, la sua essenza divina.Uno status, quello di Giuda, che viene più volte descritto come speciale: "Allontanati dagli altri, a te rivelerò i misteri del Regno. Un Regno che raggiungerai, ma con molta sofferenza. Ti ho detto tutto. Apri gli occhi, guarda la nube e la luce che da essa emana e le stelle che la circondano. La stella che indica la via è la tua stella". E Giuda "aprì gli occhi, vide la nube luminosa e vi entrò". Giuda Iscariota non solo non è "il Traditore" ma è - stando al codice copto - il mezzo attraverso cui Gesù di Nazareth raggiunge il suo scopo, dunque il discepolo decisivo, il più importante. Nel testo si prevede l'ira degli altri discepoli contro il traditore (Giuda ha una visione, "vidi me stesso mentre i 12 discepoli mi prendevano a sassate e mi perseguitavano") ma anche il fatto che sarà comunque superiore a loro: "Sarai maledetto per generazioni, ma regnerai su di loro", gli dice Gesù. Al papiro manca la parte finale e il testo si interrompe all'improvviso: "Essi (coloro che erano venuti ad arrestarlo) avvicinarono Giuda e gli dissero, "Cosa fai qui? Sei un discepolo di Gesù?". Giuda diede loro la risposta che volevano, ricevette da loro del denaro e glielo consegnò". Le 66 pagine del manoscritto non contengono solo il Vangelo di Giuda ma anche un testo intitolato "Giacomo" (noto anche come la Prima Apocalisse di Giacomo), una lettera di Pietro a Filippo e un frammento di un quarto testo che gli studiosi hanno deciso di chiamare provvisoriamente Allogeni (Book of Allogenes).
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