lunedì 24 dicembre 2007

TITANI
Titani è il nome generico dei sei figli di Urano e di Gea (o Gaia) e delle loro sei sorelle, le Titanidi.
Dal più giovane di essi, Crono, che detronizzò il padre Urano, ebbe origine la stirpe olimpica, della quale Zeus è il dio più grande nel pantheon ellenico.
Zeus, l'ultimo nato di Crono, a sua volta detronizzò il padre, aiutato dagli altri dei Olimpi e anche dal più grande dei Titani, Oceano, che era rimasto in disparte quando tutti gli altri avevano sostenuto il loro fratello minore Crono nella conquista del trono al posto del padre Urano.
Questa lotta, la cosiddetta Titanomachia, nella quale i Titani sono protagonisti, è narrata da Esiodo nella Teogonia. Essa comincia con la mutilazione di Urano da parte di Crono; gli altri Titani, che erano stati allontanati dal Cielo da Urano, tornarono a fiancheggiare Crono; ma in seguito furono attaccati da Zeus, quando questi, divenuto adulto, volle prendere il posto del padre.
La lotta durò dieci anni e si concluse infine con la vittoria di Zeus - aiutato non solo dagli Olimpici ma anche dagli Ecatonchiri e da Prometeo - che insieme agli altri dei Olimpi conquistò il cielo e precipitò i Titani nel Tartaro.

TELCHINI

I Telchini erano i demoni di Rodi, secondo una tradizione generati da Ponto, dio del mare, e dalla Terra.
Si assunsero l'educazione di Poseidone, che si unì alla loro sorella Alia. Erano considerati gli ideatori della scultura e di svariate arti, ed erano maghi misteriosi e gelosi delle proprie capacità, tra cui il potere di controllare la pioggia e di modificare a piacere le proprie sembianze. Erano rappresentati come creature anfibie, per metà umani e per metà pesci o serpenti marini, e con lo sguardo potevano arrecare sciagure. Poiché avevano avvelenato il frumento di Rodi con le acque mefitiche dello Stige, furono puniti da Zeus che li precipitò in mare con i suoi dardi.

TIFI
Tifi è il primo pilota della nave Argo ed è originario di Sife, in Beozia.. Gli si attribuiva una conoscenza approfondita dei venti e del corso degli astri, ereditata dalla stessa Atena.
Egli non doveva vedere il termine della spedizione, perché morì di malattia presso il re Lico, nel paese dei Mariandini, sulle rive del Ponto Eusino. Ebbe come successore, al timone, Anceo [e poi altri ancora].
POSEIDONE (o Posidone) / NETTUNO
Secondo la tradizione greca, Crono, figlio di Urano e divinità primigenia, appartenente alla prima generazione divina dei Titani, fu spodestato da tre dei suoi figli, gli Olimpici, i quali si divisero il suo regno: Zeus ebbe il dominio sul cielo e su tutte le terre, Ades fu il re dell'oscuro mondo sotterraneo e del regno dei morti, Poseidone fu signore delle acque e del mare.
Il primo dei tre, dio sovrano, appare pertanto come il fratello maggiore, soprattutto quando nel mondo greco si afferma il diritto della maggiore età. Le leggende più antiche narrano, invece, che Zeus aveva costretto il padre Crono - facendogli assumere, con l'aiuto di Gaia o dell'Oceanina
Meti, una pozione apposita - a vomitare i figli che aveva inghiottito bambini (poiché gli era stato appunto predetto che sarebbe stato detronizzato da uno di loro), dal che si desume che egli fosse considerato il minore.
Gli Olimpici, guidati da Zeus, dichiararono guerra a Crono alleato con i suoi fratelli Titani. La guerra durava già da dieci anni, quando un oracolo predisse la vittoria a Zeus se egli avesse restituito la vita ai fratelli di Crono - gli Ecantochiri, cioè i "Giganti dalle cento Mani" e i Ciclopi - precipitati da Urano nel Tartaro.
Pur essendo soggetto alla volontà del fratello Zeus, Poseidone fu uno degli dei più potenti dell'Olimpo. Abitava una casa rilucente d'oro negli abissi del mare Egeo, presso la Tracia, nella quale si recava su di un cocchio d'oro, trainato da cavalli che galoppavano sul pelo dell'acqua, mentre tutte le creature marine accorrevano gioiose, tributando un caldo saluto al loro signore.
Poseidone fu allevato dai Telchini di Rodi e si unì allo loro sorella Alia, che gli dette sei maschi e, secondo alcune tradizioni, anche la figlia Rodo, da cui il nome dell'isola di Rodi. Afrodite fece impazzire i figli, inducendoli ad attentare
alla propria madre, per cui Poseidone li precipitò nei visceri della terra con un colpo di tridente.
Poi sposò Anfitrite, une delle Nereidi figlie di Nereo e di Doride, ed ebbe da lei tre figli, dei quali il più noto fu Tritone, e una figlia di nome Roda (spesso confusa con Rodo), poi moglie di Elio, dio del Sole. La leggenda narra che Poseidone l'amasse da tempo ma che la Nereide gli si negasse per timidezza, nascondendosi nelle acque dell'Oceano, oltre le colonne d'Ercole. Fu infine ritrovata dai delfini, che la riportarono a Poseidone.
Ma il dio del mare non si poteva certo definire un modello di fedeltà coniugale, dato che gli vennero attribuite molte altre paternità extramatrimoniali: da una naiade ebbe Glauco che, per aver mangiato un'erba prodigiosa, divenne un'immortale divinità marina; dalla ninfa Toosa ebbe il ciclope
Polifemo e Forco, che generò le Gòrgoni, le Graie, il drago Ladone e Scilla. Nacque come comune mortale ma, sconfitto in duello da Atlante, si gettò in mare e fu trasformato in dio, rappresentando la furia delle acque.
Da Medusa ebbe Pegaso- il cavallo alato - e Crisaore; con Melanto si unì sotto forma di delfino, da cui il nome Delfo del figlio; e suoi figli sembrano essere anche i Lestrigoni, giganti antropofagi che attaccarono le navi di Ulisse, quindi collocati tra il Lazio e la Campania; forse anche Briareo, gigante dalle cento braccia, detto dagli umani Aigaion, cioè Egeone, che partecipò come alleato degli Olimpici alla lotta contro i Titani.




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