domenica 23 dicembre 2007

UN PO' DI MITOLOGIA...

Verità...che gran bella parola...

Luce nel buio, a volte dolorosa , mentre la bugia ci culla e ci tiene buoni.

I filosofi hanno passato la loro esistenza a cercare la Vera Verità...hahahh

Si..forse c'è una Falsa Verità e una Vera Verità..più Vera della normale Verità?

Misteri Infiniti..Uno Nessuno Centomila..E ALTRETTANTE VERITA'?..

Ad ognuno la sua!

Vi Piace la Mitologia?

Beh su può iniziare da qui..hahahahahah

Vi allieta la Mitologia?
ESPERIDI
Le Esperidi sono le Ninfe del Tramonto, le mitiche fanciulle dall'amabile canto, che abitano nell'Estremo Occidente, non lontano dall'isola dei Beati, in riva all'OCEANO. Nella teogonia esiodea sono figlie della Notte, ma successivamente furono ritenute figlie di Zeus e di Temi, di Forcide e di Ceto, e infine di Atlante, che di fronte al loro giardino sostiene la volta celeste.
Vario il loro numero e il nome, ma di solito sono tre: Egle, ARETUSA, Espere. La loro funzione essenziale era quella di sorvegliare, con l'aiuto di un drago, il giardino degli dei, in cui crescevano i pomi d'oro, regalo fatto un tempo dalla Terra ad Era in occasione delle sue nozze con Zeus.


Esse cantano in coro presso fonti sorgive che diffondono l'ambrosia. Sono legate al ciclo di Eracle, che va a cercare presso di loro i tre pomi che doveva consegnare ad Euristeo, per averne in cambio l'immortalità.
Disperate per aver perso i frutti loro affidati, le Esperidi furono trasformate in alberi - un pioppo, un salice e un olmo, sotto i quali sostarono gli Argonauti,mentre il drago, secondo una versione del mito, divenne la costellazione del Serpente.
Le Esperidi sarebbero infine la personificazione delle lontane onde oceaniche, e i pomi simbolo della fecondità e dell'amore.

NEREO...E LE NEREIDI

Nereo, antichissimo dio, figlio di Ponto, viene indicato nella Teogonia di Esiodo come simbolo del mare tranquillo e benefico. Veniva rappresentato come un vecchio venerabile dai lunghi capelli canuti e barba fluente, con in mano uno scettro o un tridente e talvolta col corpo terminante a coda di pesce. Dotato di capacità profetiche come molte divinità marine, era amante della lealtà e della veridicità; ma per evitare di fare previsioni o rivelare profezie a chi gliele voleva estorcere, cercava di sfuggirgli, avendo la facoltà di trasformarsi in acqua, in fuoco e in tante altre forme. Così fece con Ercole, che voleva carpirgli il segreto per introdursi nel giardino delle Esperidi a rubare i pomi aurei appartenenti a Giunone. Ma alfine dovette cedere perché le sue figlie, le Nereidi, avevano indicato ad Ercole il luogo in cui il padre dormiva, e l'eroe lo legò ben bene prima che si svegliasse in modo che non potesse più trasformarsi per sfuggirgli.



Le Nereidi, in numero di cinquanta o addirittura, secondo alcune versioni, di cento, erano rappresentate come fanciulle dalla pelle chiara e delicata, in atto di nuotare allegramente insieme ai delfini e ai Tritoni. Come il padre, erano considerate divinità benefiche, e alcune di loro furono particolarmente famose, come Galatea, amata da Aci e da Polifemo; Teti, amata da Peleo e madre di Achille; Aretusa, tramutata in fonte siciliana per sottrarla alle brame del dio-fiume Alfeo; e Anfitrite, sposa di Posidone. Esse erano ritenute dai marinai espressioni positive dell'elemento marino e i naviganti elevavano loro preghiere ed offrivano sacrifici.

ELLE e FRISSO

Nefele, dea delle nubi, sposò Atamante, figlio di Eolo, dio dei venti, e re della Beozia. Dall'unione nacquero due figli: Frisso, "la pioggia che scroscia", e Elle, " la luce". In seguito Atamante abbondonò Nefele per sposare la crudele Ino. La Dea si ritirò nell'Olimpo ma si vendicò scatenando una forte siccità nelle terre dell'ex-marito. Ino tentò di convincere Atamante a sacrificare i giovani a Giove, per porre fine alla calamità, ma Nefele ottenne la pietà degli Dei, che inviarono un ariete dal vello d'oro per consentir loro la fuga. I due fratelli volarono via in groppa all'animale per rifugiarsi nella Colchide, ma Elle cadde in acqua e quel tratto di mare fu chiamato Ellesponto, cioè "mare di Elle".


NAIADI

Le Naiadi sono le ninfe dell'acqua nelle sue diverse forme, e personificano la fonte o il fiume che abitano, a volte singolarmente, a volte in gruppo come sorelle. Godono di grande longevità ma sono mortali.Nelle leggende e nelle genealogie dei mitografi la loro origine è variabile

secondo Omero sono figlie di Zeus, per altri discendono dal dio Oceano, oppure sono le figlie del dio del fiume nel quale abitano.
Ogni fonte ha una Naiade, protagonista della sua personale leggenda, come nel caso della ninfa Aretusa, protetta da Artemide e, come lei, sdegnosa dell'amore, la cui sorgente sbocca vicino Siracusa.
Le Naiadi avevano la fama di essere guaritrici e gli infermi bevevano l'acqua delle loro fonti o vi si bagnavano. A volte, invece, il bagno era considerato sacrilego ed era punito con una vendetta, per lo più espressa in forma di malattia misteriosa.

ARETUSA

Era una naiade figlia di Nereo e di Doride e faceva parte del corteggio di Artemide. Così fa raccontare da Ovidio (Metamorfosi, V, 572 e seg.) la storia della sua trasformazione in fonte: "Io ero una delle ninfe achee, e nessuna meglio di me pose le reti e amò le selve. Una volta ritornavo stanca dal bosco di Stinfalo. Era molto caldo e la stanchezza mi faceva sentire doppiamente la calura. Trovai un piccolo fiume e mi avvicinai: prima mi bagnai le piante dei piedi, poi entrai nel fiume e mi tuffai nelle acque. Mentre nuotavo sentii un sussurro. Spaventata raggiunsi la vicina sponda. 'Dove corri, Aretusa?' gridò Alfeo DEL fiume. 'Dove corri?', ripeté con voce roca. Io cominciai a fuggire. Alfeo mi inseguì. Correvo come le colombe con le ali palpitanti sogliono fuggire l'avvoltoio: egli mi inseguiva crudelmente come lo sparviero suole incalzare le trepidanti colombe. Riuscii a correre fino a Orcomeno, a Psofide, a Cillene, alle valli del Menalo, al gelido Erimanto, nell'Elide, e Alfeo non era più veloce di me. Ma io, impari di forze, non potevo continuare a correre più a lungo; egli, al contrario, sopportava la lunga fatica. Infine, affaticata, estenuata, esclamai: 'Sono presa. Aiutami, o Artemide!' Si commosse la dea; prese una delle sue dense nubi e con quella mi coprì. Il fiume osservava la caligine che mi avvolgeva e, ignaro, mi cercava intorno alla vuota nube; due volte girò, inconsapevolmente, intorno al luogo dove la dea mi aveva nascosta, e due volte invocò: 'Aretusa! Aretusa!' Intanto un gelido sudore ricopriva tutte le mie membra, e da tutto il mio corpo cadevano cerulee gocce ... e più presto di quanto io non racconti il fatto, fui mutata in fonte. Ma il fiume riconobbe le acque amate e, deposta la forma umana che aveva preso, si trasformò nelle usuali onde, per mescolarsi con me. Artemide aprì la terra e io, immersa in oscure caverne, giungo in Ortigia, dove rivedo la luce.

2 commenti:

anyone ha detto...

wow io sono una nereide...

fabio ha detto...

Trovo il tuo blog molto interessante e ben fatto

pieno zeppo di cose interessantissime
aggiungi una piccola parte dedicata all'abate Soniere e a Rennes le Chateau credo ci sia molto ancora da scoprire sul suo conto